Questo articolo di Mattia Feltri su “La Stampa” di oggi mi pare molto eloquente: il titolo è “Al servizio del capo”
“Quando Carlo Cottarelli parla o scrive io lo leggo o lo ascolto stando sull’attenti. Per cui ieri mi sono gettato a pesce nell’intervista con cui annuncia le dimissioni da senatore, carica ottenuta nelle liste del Pd. Il partito, dice, con Elly Schlein si è ormai spostato in un’area lontana dalla sua, quella liberaldemocratica, e non passerà in altri gruppi perché gli pare ingiusto.
La lettura dell’intervista mi ha convinto ulteriormente che la riforma allo. studio della destra, una riforma costituzionale per il rafforzamento del governo, non ha più senso
Lo avrebbe avuto anni fa – e del resto se ne parla da sempre – quando il Parlamento era forte e attraverso le correnti e le segreterie dei partiti decideva della vita e della morte e del peso dei governi.
La riforma non è mai stata fatta e col tempo, come per un’evoluzione darwiniana, passo dopo passo il potere esecutivo si è conquistato delle facoltà sottraendole al potere legislativo.
Oggi, per farla breve, sono i governi a fare le leggi e i parlamentari le approvano al servizio del capo. I governi sono già forti e semmai servirebbe una riforma che restituisse centralità e dignità al Parlamento.
Lo dico perché è stupefacente che persino un uomo della levatura di Cottarelli si dimetta per la lontananza dal suo leader trascurando che, secondo la Costituzione, lui non rappresenta il suo leader ma tutti gli italiani. È stato votato lui, non Schlein. E che lo faccia perché con un leader di quella natura senta di non incidere, sebbene da senatore dovrebbe incidere sul Senato, non sul partito. Un’umiliazione in più a un Parlamento già umiliato.”
“Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero
ché ’l velo ora è ben tanto sottile
certo che ’l trapassar dentro è leggero”
Dante Purgatorio Canto VIII, 19-21
Paolino Casamari
(martedì 9 maggio 2023)