Oggi il ministro Luigi Di Maio annuncia che lo Stato risarcirà tutti i soci della Banca Popolare si Vicenza (non la cita, ma pensiamo anche della banca Antonveneta) senza che costoro debbano avviare azioni legali.
Mossa propagandistica devastante.
Illustriamo i motivi.
Primo, anziché far pagare i danni ai responsabili (taluni ricchissimi) della mala gestione e delle azioni criminali compiute nella gestione delle due banche (ovviamente, avendo prima un tribunale accertato le specifiche responsabilità), si fa pagare a Pantalone e, cioè, a noi incolpevoli contribuenti.
Secondo, si afferma il principio che non un tribunale abbia il compito e la responsabilità di affermare l’esistenza di un diritto, ma un politico, un ministro, un governo. Si torna, cioè, al regime assolutistico, dove un regnante decide per suo arbitrario giudizio o capriccio cosa è bene e cosa è male e lo impone ai sudditi. Si cancella lo Stato di diritto.
Terzo, i soci di una società per azione partecipano al rischio di capitale e dovrebbero esserne ben consapevoli. Il dolo (che fa di costoro dei “truffati” come dice Di Maio) deve essere dimostrato da un tribunale, appunto. Non stiamo parlando di correntisti ai quali hanno proditoriamente prosciugato il conto corrente.
Ma queste considerazioni non sfiorano la mente del ministro Di Maio.
Egli alimenta il proprio ego ( e quello dei suoi propri elettori) di una boutade propagandistica.
Chissenefrega se i soldi non ci sono, se si calpestano i più elementari principi giuridici di uno Stato moderno, se si apre così spazio ad asimmetrie comportamentali (perché quelli sì e altri no?).
Nella commedia dell’arte il furbo Pulcinella gode nell’ozio e campa di espedienti, tanto paga Pantalone.
Pepito Sbazzeguti