La foto delle tre teste di Cerbero, dopo il Consiglio dei ministri che ha varato il “decretone”, è la fisica dimostrazione che non siamo in presenza di un governo, ma di un cartello elettorale. La regia comunicativa della Casaleggio s.r.l. impone che ad ogni provvedimento venga dato un nome eclatante per fare i titoli dei giornali e della “gazzetta ufficiale” della Rai; così il trio si è presentato per le foto con in mano un cartello: ieri il truce bauscia aveva solo quello della “quota 100” a differenza degli altri due soci. Il Ministro Tria pare non fosse stato avvisato della conferenza stampa.
Ora, dopo quasi un anno, che ce la menano con il ”reddito di cittadinanza” e l’”abolizione della Fornero”, ieri hanno varato i provvedimenti : come dice Orazio “Parturient montes, nascetur ridiculus mus”, la montagna partorisce, dopo doglie infinite, un ridicolo topo.
Da un anno tutti a parlare di due provvedimenti inesistenti che si sono materializzati, almeno nero su bianco, il 17 gennaio 2019. Perché siano operativi, comunque, di aggiustamenti e sistemazioni ce ne sono tanti da fare. Ma per loro era importante che quelle “bandiere elettorali” sembrassero vere prima delle elezioni dell’Abruzzo (10 febbraio, ecco anche l’annuncio del contributo di dieci milioni ai familiari delle vittime dell’albergo di Rigopiano), della Sardegna (24 febbraio) , della Basilicata ( tra il 17 e il 30 marzo) e poi delle elezioni del Piemonte che sono in contemporanea con le europee.(26 maggio). La cosa dunque decisiva per loro che entrino in funzione ad aprile, prima delle europee, e, come anche traspare dal “decretone”, chi vivrà, vedrà !
Ma mi vengono due dubbi, politici.
Il primo legato all’art 77 della Costituzione che recita “Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione…”.
Vi è un “caso straordinario di necessità e urgenza” per emanare un decreto? Certo c’è l’urgenza per Lega e 5S di fare propaganda pre-elettorale, ma questo non è un fatto straordinario di necessità che obblighi il governo della Repubblica. A prescindere dal fatto che sono in perenne campagna elettorale, gli interessi dei due partiti non coincidono, per legge, per necessità, per urgenza, con quelli del Paese: tanto che loro stessi si augurano che i provvedimenti non abbiano tutti gli effetti possibili per non dover compiere una manovra economica-bis, a causa della mancanza di fondi. Sì, perché nelle loro mirabolanti promesse, e fandonie fantasmagoriche, degne del barone di Münchhausen, non hanno mai tenuto in considerazioni i limiti delle risorse disponibili e hanno confidato che il prodotto interno lordo crescesse ancora (grazie ai “malvagi” governi precedenti). Invece, debbono cercare di “mantenere gli impegni” – sono gente d’onore, loro – mentre è in atto una stagnazione, primo sintomo di una possibile recessione.
Ma gli uomini d’onore non arretrano di fronte a nulla, neanche davanti alla realtà, ed ecco che si affaccia l’altro dubbio politico. Immagino che ieri (17 gennaio, il giorno stesso dell’approvazione in Consiglio dei Ministri) abbiamo presentato alle Camere il “decretone”. E, secondo voi, adesso le commissioni della Camera e del Senato potranno discuterlo, presentare e approvare emendamenti, o finirà come con la legge di bilancio, ovvero che il Parlamento dovrà prenderlo così com’è ?
Temo che, anche con il voto di fiducia, i soldatini della Lega e delle 5S schiacceranno i bottoni del sì, senza fiatare, prendendo per buono, tutto ciò che da una parte ha partorito la Casaleggio s.r.l. e dall’altra lo staff del segretario della “Lega Salvini premier”. E pensate che siamo, ancora formalmente, in una democrazia rappresentativa e parlamentare. Pensate a dopo, con i referendum che vogliono quelli della democrazia diretta da una società privata.
Paolino Casamari