L’idea di scippare l’oro depositato presso la Banca d’Italia questi figuri che sono (ci auguriamo ancora per poco) al governo sembra proprio ce l’abbiano davvero. Scipparlo e poi, magari, venderlo o darlo in pegno.
L’idea l’ha avuta quel genio dell’on. Claudio Borghi Aquilini, leghista, presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati. Idea messa nero su bianco in una proposta di legge che si compone di un solo, unico e fatidico articolo.
Non potendo o non volendo toccare l’oro di san Gennaro, non resta quindi che mettere le grinfie su quello di Banca d’Italia. Non basta l’attacco ai suoi dirigenti, alla sua indipendenza e alla sua autorevolezza, ora si passa direttamente allo scippo.
Lo scopo sembrerebbe essere quello di evitare l’inevitabile sciagura generata dallo stesso governo e, cioè, l’applicazione delle clausole di salvaguardia. Clausole, lo ricordiamo, previste obbligatoriamente perché la manovra finanziaria approvata a fine anno venisse accettata dall’Unione Europea. E questo perché la manovra è stata costruita su premesse statistiche fantasiose e su promesse elettorali devastanti.
Il rischio che per tappare i buchi di bilancio, l’IVA arrivi a toccare tariffe stellari con conseguente drammatica strozza ai consumi. La recessione (tecnica) diverrebbe così scenario di miseria diffusa. E già i segnali sono evidenti: crollo della produzione industriale, gelo del PIL, aumento della disoccupazione reale, generalizzato clima di sfiducia degli investitori e dei consumatori.
Tutto il testo è cinica, spudorata e volgare propaganda. Si prepara in sostanza uno scenario venezuelano.
Un chavismo alla mediterranea. Fermiamoli!
Pepito Sbazzeguti