Oggi su “la Stampa” Ferdinando Camon ha scritto un bell’articolo sulle drammatiche vicende di Venezia: sull’acqua più alta di quella del 4 novembre 1966 (che colpì anche Firenze, come molti ricordano) e “la piazza più bella della terra, di una bellezza che ti ammutoliva, perché ti faceva sentire insufficienti le parole. Per avere in faccia di colpo tutta questa bellezza dovevi scendere dal traghetto alla fermata prima di San Marco, entrare nella calle, girare verso destra e chinando la testa passare sotto il portico che immette nella piazza dalla parte opposta alla basilica: alzavi gli occhi e barcollavi, perché quel che vedevi non lo credevi possibile. È un sogno che non rispetta le leggi della fisica. Non è una vista, è una visione….è bello vivere in un mondo in cui ci sono meraviglie come questa.”
Ora, tutti parlano del Mose: i giornali sono pieni di ricostruzioni delle sue vicende e non voglio entrare in questa discussione.
Voglio solo dire che l’esistenza di Venezia dovrebbe far riflettere tutti.
In sostanza, oggi nessuno, neanche l’amministratore più spregiudicato e antiambientalista, darebbe la possibilità di costruire palazzi sulla laguna, a quattro chilometri dalla terraferma e a due dal mare aperto. Il lavoro dell’uomo non solo ha costruito una città, ma ha impedito che i fiumi Sile, Brenta, Piave interassero la laguna (lunga una cinquantina di chilometri e larga più di dieci chilometri): la Serenissima intervenne anche a deviare il corso dei fiumi.
Ora, questo bene unico al mondo non può essere amministrato come un Comune qualsiasi, come una realtà uguale a Roma o Firenze o Milano: non può avere le stesse norme, le stesse procedure, la stessa struttura burocratica di altri comuni italiani. A Venezia è diversa da quella delle altre città italiane anche la numerazione civica dei palazzi: si va per sestieri, se non ricordo male.
Questa realtà deve avere uno “status” particolare, del tutto diverso da qualsiasi altro comune. Certo, Venezia è considerata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Ma proprio per questa assoluta particolarità, non ha senso neanche la definizione di area metropolitana di Venezia, che comprende anche la terraferma.
Venezia deve avere uno statuto speciale e, a mio parere, deve essere la “città europea” per definizione. Una città che fa capo direttamente all’Unione Europea, per finanziamenti, per procedure speciali: una città dell’Europa unita.
La costruzione degli Stati Uniti d’Europa deve essere basata, a mio parere, sul valore delle autonomie locali e regionali e solo così si potranno superare le visioni nazionalistiche, che ancora frenano l’Unione Europea. Bisogna passare dalla cooperazione tra gli Stati, all’unità dei popoli europei, che esercitano la loro sovranità con il potere legislativo del Parlamento europeo.
Luigi Corbani
(giovedì 14 novembre 2019)