Tognoli è stato un grande sindaco, erede della tradizione socialista: quella di Emilio Caldara (1914-1920), di Antonio Greppi, primo sindaco dopo la Liberazione. E Tognoli è stato un attento cultore della storia di quei sindaci e della loro attività.
È stato il sesto sindaco di Milano, dal 1945. Dopo Greppi, la città ha avuto dei sindaci socialdemocratici, Virgilio Ferrari, Gino Cassinis, Pietro Bucalossi, e socialisti, Aldo Aniasi. Fu Aniasi, all’indomani delle elezioni del 1975, a creare la giunta con i comunisti, con qualche titubanza del PCI nazionale (era l’epoca della teoria del compromesso storico). Aniasi ottenne il voto di tre socialdemocratici, Paolo Pillitteri (cognato di Craxi, allora vicesegretario nazionale del PSI), Walter Armanini e Vito Fiorellini, e, con l’aiuto di Paride Accetti, ottenne il voto di due democristiani (della destra DC) Francesco Ogliari e Pier Giorgio Sirtori. Tognoli diventò assessore ai Lavori e servizi pubblici, ma già era stato, nelle giunte di centrosinistra, assessore all’Assistenza e Sicurezza Sociale, poi al Demanio e al Patrimonio. Quindi quando diventò sindaco nel 1976, aveva già una grande conoscenza della macchina comunale e di Milano. E questa esperienza dell’amministrazione e l’amore per Milano lo portarono ad essere uno dei più importanti sindaci della storia di questa città.
Tognoli e la Giunta di sinistra hanno fatto cose importanti per Milano. Si pensi alla municipalizzazione del gas e al rilancio della politica energetica del Comune, alla chiusura del centro storico e alla pedonalizzazione di corso Vittorio Emanuele (con la potente organizzazione dei commercianti non proprio favorevole a queste misure). Ha avuto anche la fortuna di avere un grande assessore ai Trasporti come Vittorio Korach: così ha potuto promuovere il rilancio del trasporto pubblico, con la tariffazione unica, e con lo sviluppo delle metropolitane e i loro prolungamenti verso l’hinterland e la grande idea del passante ferroviario. E poi ha avuto un’attenzione particolare per la cultura, per i teatri milanesi, ha chiamato, alla Scala, Carlo Maria Badini, ha avviato la costruzione della nuova sede del Piccolo Teatro, ha realizzato alcune grandi mostre (quella straordinaria sugli anni Trenta).
Tognoli aveva capito che la città si poteva rilanciare con la pianificazione urbanistica, con l’edilizia pubblica e popolare, con i servizi pubblici, con il rapporto con le forze produttive, con la partecipazione dei cittadini, ma in modo particolare con la cultura, con la voglia di ridare slancio alla presenza culturale di Milano in Italia e nel mondo.
Qualcuno prendeva a sberleffi il “risotto in piazza”, ma insieme a tante altre attività, come la rassegna di “Milano aperta”, quella era la manifestazione concreta della volontà di portare i milanesi a riappropriarsi della loro città e sconfiggere il clima plumbeo e oppressivo prodotto dal terrorismo degli anni 70 e 80, dalla delinquenza, dalla diffusione della droga. Troppi “politici” di oggi non sanno nulla degli anni di piombo e di cosa voleva dire governare una città in anni in cui gli attentati, gli assassinii e gli atti di delinquenza erano bollettini giornalieri di guerra.
Erano anni in cui il Comune svolgeva un ruolo essenziale per coordinare gli sforzi di forze sociali, culturali, politiche e religiose per contrastare un clima pazzesco di paura e di tensione. E in questo Tognoli venne aiutato dalla sua passione per la politica e per essere stato fino in fondo un uomo di partito, il che significava andare di sezione in sezione e farsi esperienze anche amministrative anche fuori Milano, in provincia.
Il suo essere uomo di partito gli ha creato diffidenze, dentro e fuori Palazzo Marino, dentro e fuori il suo partito, ma l’uomo di partito Tognoli conosceva davvero le esigenze delle persone dei quartieri popolari e dei comuni dell’hinterland. Tognoli ha saputo conquistarsi il consenso dei milanesi, che ancora, dopo oltre trent’anni, lo fermavano per strada per salutarlo. Perché sapevano anche che era una persona pulita, e nessuna inchiesta poteva negare la integrità personale di Tognoli.
Quando ha smesso di fare il sindaco, ha fatto alcune esperienze romane, al ministero delle aree urbane e poi a quello del turismo e dello spettacolo. Ma anche nel suo caso, valeva sempre il principio che un politico milanese, anche se ha fatto il Sindaco della città più europea d’Italia, non è mai bene accolto a Roma. Primo a Milano, ma a Roma passi dietro tutti gli altri frequentatori dei Palazzi romani. Ne è una triste dimostrazione il TG1 di questa sera che non ha messo nei titoli di testa la notizia della scomparsa di un persona che ha fatto grande Milano e ha contribuito a far uscire l’Italia dagli anni bui.
Grazie, Sindaco. Grazie, Carlo.
Luigi Corbani
(venerdì 5 marzo 2021)
Luigi, bravo come al solito, mi associo completamente al tuo ricordo. Aggiungo solo la sua bravura e la sua discrezione negli incontri e trattative tra i partiti. Mai una parola fuori posto o sopra le righe ma sempre una grande competenza sui temi trattati.
Grazie Luigi, ottimo, perfetto. Il miglior ricordo di Carlo che ho letto. Un caro saluto. Carlo Maria Lomartire