Ieri si è votato in Austria, ma nessuno degli organi di informazione si è dato la briga di presentare le elezioni austriache nel dettaglio, cosa opportuna visto che è una “regione” dell’Europa e quanto succede lì, ci riguarda in tutti i sensi, per il presente e per la storia del nostro continente. Si consideri inoltre che in Lombardia ci sono quasi 8 milioni di aventi diritto al voto contro i 6 milioni e mezzo dell’Austria: il voto in Austria è il voto di nostri conterranei, di nostri concittadini europei.
In Austria si vota a sedici anni ed il Consiglio nazionale (la Camera dei deputati) è eletta con il sistema proporzionale. Ci sono nove circoscrizioni (gli stati federati: Vienna, Burgenland, Carinzia, Bassa Austria, Alta Austria, Salisburghese, Stiria, Tirolo, Voralberg) in cui vale il metodo proporzionale D’Hondt (si divide il totale dei voti di ogni lista per 1, 2, 3, 4, 5… fino al numero di seggi da assegnare nel collegio), metodo che è stato usato in Italia fino al 1994 per l’elezione del Senato. Ci sono poi 39 sub-circoscrizioni, in cui si usa il metodo proporzionale Hare (detto, del quoziente elettorale e dei più alti resti), metodo da noi usato dal 1946 al 1992 per la Camera dei deputati.
Si sono presentate 13 liste e solo 5 hanno ottenuto dei deputati. Come si vede non c’è alcuna frammentazione perché le circoscrizioni sono piccole (con pochi deputati da eleggere) e in tutto si eleggono 183 parlamentari: per partecipare alla assegnazione dei seggi nazionali, occorre avere almeno il 4% dei voti e almeno un seggio nelle sub-circoscrizioni. Che meditino quello che parlano di leggi elettorali.
Ha vinto il Partito popolare austriaco (ÖVP) con il 38,4% dei voti con 160.000 voti in più delle europee del maggio 2019: l’avanzata è significativa visto che i votanti sono lo stesso numero delle europee (quasi 4 milioni pari al 61% degli aventi diritto); ha perso però quasi 130.000 voti rispetto al 2017, ma per il calo dei votanti porta a casa 73 deputati, 11 in più del 2017.
Vi è infatti da considerare che i votanti sono diminuiti dal 2017: allora erano l’80%, più di cinque milioni. Anche in Austria c’è una certa disaffezione al voto per cui nel giro di due anni, si sono registrati un milione di votanti in meno. In queste elezioni del 2019, oltre due milioni e mezzo di persone non hanno partecipato al voto, ovvero il partito più numeroso è quello dell’astensione.
Al secondo posto si piazzano i socialdemocratici (SPÖ) con il 21,5% dei voti, ma con un calo di quasi 80.000 voti sulle europee e di oltre mezzo milione di voti del 2017: segno che la crisi politica, di idee, di programmi e forse di personale politico è profonda e non si vede una soluzione. Hanno perso quasi il 40% del proprio elettorato e passano da 52 deputati a 41.
Il vero sconfitto delle elezioni è il socio di Salvini: il Partito della Libertà (FPÖ), che conferma il voto delle europee con il 17,3% dei voti, ma perde oltre 650.000 consensi del 2017, ovvero il 50% di quelli ottenuti due anni prima, per cui scende da 51 deputati a 32: una gran bella botta.
Speriamo che sia anticipatrice di quello che succederà al loro compagno italiano di merende russe: la vicenda dei rapporti con la Russia, di manovre per manipolare l’informazione hanno pesato di più di tutta la loro campagna nazionalista e xenofoba. Si ritrovano in tre nel Parlamento europeo, nel gruppo “Identità e democrazia” con la Lega, a non contare nulla, senza nessun ruolo nelle commissioni.
Si conferma il buon momento dei Verdi (Die Grünen) che entrano nel Nationalrat (Consiglio nazionale) con il 12,4% dei voti e 23 deputati : non avevano rappresentanza e oggi con 280.000 voti in più del 2017 possono essere decisivi per la formazione del nuovo governo. Alle elezioni europee avevano ottenuto due parlamentari: fanno parte del quarto gruppo per consistenza (74 membri) quello dei Verdi/Alleanza libera europea: si può dire che hanno consolidato il risultato europeo, anche se hanno perso quasi 60.000 voti ovvero l’11% del loro elettorato.
Ha consolidato il risultato del 2017, e ha perso qualcosa sulle europee, il NEOS (Das Neue Österreich und Liberales Forum) che ottiene 14 seggi, rispetto ai 10 delle elezioni di due anni fa. Ha una parlamentare che fa parte del terzo gruppo politico europeo (108 deputati), quello che si chiama “Renew Europe”, ovvero il gruppo liberal democratico.
Il risultato elettorale austriaco con la sconfitta degli sciovinisti, del fanatismo nazionalistico ed etnico, sia accaduto a ridosso dell’anniversario dell’”Accordo di Monaco”. Ai deputati europei che hanno voluto fare gli storici vale la pena ricordare che 81 anni fa venne sottoscritto l’Accordo di Monaco, (30 settembre 1938) – scrive l’Encyclopaedia Britannica – “soluzione raggiunta da Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia che permise l’annessione alla Germania del Sudetenland, nella Cecoslovacchia occidentale. Dopo l’annessione dell’Austria nel marzo del 1938, Adolf Hitler guardò alla Cecoslovacchia, dove circa tre milioni di persone nella zona dei Sudeti erano di origine tedesca. Nel maggio del 1938 divenne noto che Hitler e i suoi generali stavano elaborando un piano per l’occupazione della Cecoslovacchia. I cecoslovacchi si affidavano all’assistenza militare della Francia, con la quale avevano un’alleanza. Anche l’Unione Sovietica aveva un trattato con la Cecoslovacchia, e esprimeva la volontà di cooperare con la Francia e la Gran Bretagna se avessero deciso di venire in difesa della Cecoslovacchia, ma l’Unione Sovietica e i suoi potenziali servizi furono ignorati durante la crisi….
Nel tentativo dell’ultimo minuto di evitare la guerra, Neville Chamberlain (primo ministro inglese) propose quindi di convocare immediatamente una conferenza di quattro Paesi per risolvere la disputa. Hitler accettò e il 29 settembre Hitler, Chamberlain, Édouard Daladier (primo ministro francese) e il dittatore italiano Benito Mussolini si incontrarono a Monaco, dove Mussolini presentò un piano scritto che fu accettato da tutti come “Accordo di Monaco”. (Molti anni dopo si scoprì che il cosiddetto piano italiano era stato preparato dal Ministero degli Esteri tedesco): l’esercito tedesco doveva completare l’occupazione dei Sudeti entro il 10 ottobre, e una commissione internazionale avrebbe deciso il futuro di altre aree controverse. La Cecoslovacchia fu informata dalla Gran Bretagna e dalla Francia che poteva resistere, da sola, alla Germania o sottomettersi alle annessioni previste. Il governo cecoslovacco scelse di sottomettersi…Sia Daladier che Chamberlain tornarono a casa, accolti da una folla esultante e felice sollevata dal fatto che la minaccia della guerra fosse passata, e Chamberlain disse al pubblico britannico che aveva raggiunto la “pace con onore. Credo che sia la pace per i nostri tempi.” Le sue parole furono immediatamente contestate dal suo più grande critico, Winston Churchill, che dichiarò: “Ti è stata data la scelta tra guerra e disonore. Hai scelto il disonore e avrai la guerra.” In effetti, le politiche di Chamberlain furono screditate l’anno successivo, quando Hitler annetteva il resto della Cecoslovacchia a marzo e poi precipitò nella Seconda Guerra Mondiale invadendo la Polonia a settembre. L’Accordo di Monaco divenne sinonimo dell’inutilità di placare gli stati totalitari espansionistici, sebbene guadagnasse tempo per gli Alleati per aumentare la loro preparazione militare.”.
L’Europa ha pagato a caro prezzo quell’errore ed oggi tutti dovrebbero sapere che l’Unione europea, per quanto imperfetta o incompiuta. è la cosa migliore che abbiamo e che dobbiamo difendere : preferisco l’accordo di Schengen o il regolamento di Dublino ai discorsi nazionalisti sciovinisti e reazionari. Prima gli europei. E il voto in Austria ci riguarda da vicino perché hanno votato i nostri connazionali europei.
“”La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi. Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(lunedì 30 settembre 2019)
Ottima ricostruzione storica!! In un momento come questo in cui gli elettori sembra che non abbiano alcun interesse per la storia anche recente. Straordinario e lungimirante il commento di Churchill.