Mi auguro che il PD e le altre forze democratiche al Parlamento europeo chiedano con forza e determinazione che sia riconosciuto lo status di deputato europeo a Oriol Junqueras, il leader indipendentista catalano in prigione.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha sentenziato che la Spagna ha violato il principio fondamentale (del Parlamento Europeo e di ogni Stato democratico): l’immunità parlamentare. Il parlamentare è tale nel momento in cui è proclamato eletto, non nel momento in cui presta giuramento. Ora si dà il caso che Junqueras sia stato eletto il 26 maggio con “Ara Repúbliques” (una coalizione di forze catalane, basche, galiziane, di cui faceva parte “Esquerra Republicana de Catalunya”), e quindi da quel momento valeva l’immunità. Invece lo Stato spagnolo gli ha impedito di essere presente all’apertura del Parlamento europeo del 2 luglio e successivamente lo scorso ottobre lui, insieme ad altri esponenti catalani detenuti in carcere preventivo dal 2017, è stato condannato a 13 anni di prigione per sedizione e malversazione. Si noti che non è stato accusato di atti di violenza o di terrorismo: no, è stato condannato per avere promosso un referendum tra i cittadini catalani, che Madrid non voleva.
La Corte ha fatto presente che la Spagna doveva procedere subito alla scarcerazione di Junqueras, all’atto della sua elezione, e poi avrebbe dovuto chiedere l’autorizzazione a procedere al Parlamento europeo prima di giudicarlo in tribunale. Procedura che vale per tutti i parlamentari europei.
Spiace che il Parlamento Europeo e il suo Presidente, invece di far valere le prerogative dell’assemblea parlamentare, abbiano demandato alla Corte di giustizia europea la soluzione del problema. A mio parere, è stata una grave rinuncia e un atto di debolezza del Parlamento e dei suoi componenti. Ed ha anche significato che prevale la questione del “sovranismo nazionale” sulla questione politica: non farà molta strada sulla via degli Stati Uniti d’Europa un Parlamento che non fa valere appieno le garanzie dei suoi componenti.
La tristezza nasce anche dalla mancanza di lungimiranza: se Johnson nega alla Scozia la possibilità di fare un referendum sulla indipendenza e l’adesione scozzese all’Unione Europea, cosa faranno le forze democratiche e ( se esistono) progressiste? Non si pronunceranno finché ci saranno i parlamentari britannici ? Non si pronunceranno per non favorire la divisione della Gran Bretagna? Ma hanno presente che Johnson ha stravinto in Inghilterra, ma ha perso in Scozia, in Galles e nell’Irlanda del Nord ? Hanno presente che la Brexit non sarà indolore per l’unità dell’ex Regno Unito, che non sarà più l’”home nations”?
Tutta la vicenda catalana ha visto la mano pesante dello stato centrale contro la aspirazione, più che legittima, di far esprimere il popolo catalano con il referendum. Del resto in questi giorni, il Presidente della Generalitat de Catalunya Quim Torra, è stato condannato a una sanzione pecuniaria di 30.000 euro, alle spese processuali e a 18 mesi di interdizione dai pubblici uffici per non aver tolto dal palazzo della Generalitat, in campagna elettorale, alcuni manifesti che chiedevano la libertà dei politici indipendentisti in carcere: manco avesse insultato il re di Spagna !
Ma così facendo il governo centrale inasprisce ancora di più i rapporti, a dimostrazione che non ha voluto e non vuole una soluzione politica. La sentenza della Corte di Giustizia europea però apre la strada anche al ricorso di altre due deputati eletti a Strasburgo: Carles Puigdemont e Toni Comín di “Junts de Catalunya”.
Ora, Pedro Sánchez e il partito socialista spagnolo, per la formazione del governo spagnolo, dovranno affrontare il problema e lo devono fare nelle condizioni peggiori, poiché il voto degli indipendentisti catalani è decisivo. E quest’ultimi non tratteranno finché non ci sarà la liberazione di Junqueras e degli altri detenuti e il riconoscimento dello status di parlamentari europei.
Da quando abbiamo aperto questo sito, abbiamo sostenuto il diritto dei catalani di scegliere con il referendum l’appartenenza alla Spagna o l’indipendenza dalla Spagna. Ci muovevano considerazioni politiche e di principio.
Quella di principio è contenuta nell’art. 21 della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”: “La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.”
Perché vietare al popolo catalano di esprimersi in merito alla indipendenza e poi magari vedere di trovare una soluzione di compromesso ?
Una considerazione politica di fondo invece è quella per cui gli Stati nazionali sono stati importanti per l’avvio della Comunità europea dopo la fine della guerra. Oggi essi sono un ostacolo alla effettiva unità europea. Il futuro non può che stare nelle Regioni (non quelle italiane attuali) e nelle Città da una parte e dall’altra in un Parlamento sovrano e in un Governo europeo.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle nostre stelle, ma in noi stessi.” Buona notte, e buona fortuna.
Luigi Corbani
(venerdì 20 dicembre 2019)