Vi ricordate le pagine dei giornali e le polemiche sui casi di Anna Maria Cancellieri o di Federica Guidi ? Senza alcuna imputazione, senza nulla, si sono dovute dimettere per una intensa e prolungata campagna politico-mediatica. Ora, sui fatti romani, l’arresto del Presidente del Consiglio comunale di Roma, grillino, dopo tre giorni è sceso il silenzio. Ma l’arresto e la espulsione dell’indagato romano da parte del capo politico delle 5S, senza alcuna procedura interna di garanzia, impone più di una riflessione.
Le 5S hanno sempre nascosto la loro totale incapacità amministrativa e politica dietro i “vaffa” e lo schermo fasullo della loro “diversità genetica”, errore che commise già un partito della prima repubblica, che però aveva una caratteristica che non hanno le 5S: la selezione della classe dirigente riduceva le possibili pessime influenze della bestia, la corruzione, sempre in agguato, dove c’è il potere.
Uno dei loro lacchè ha fatto una tanto penosa quanto esilarante dichiarazione: “purtroppo capita sempre che qualcuno vada a prendere tangenti”. Ma come? Non erano i suoi amici infusi della suprema virtù , l’onestà, solo per il fatto di essere 5S? Tutti gli altri corrotti e solo loro puri e candidi come un giglio. Peccato che, senza andare lontano, stando a Roma, tre indizi (Raffaele Marra, Luca Lanzalone, Marcello De Vito) facciano la prova che, oltre a non selezionare una classe dirigente adeguata, sono esposti a maggiori pericoli di corruttela. Loro che aboliscono la corruzione, e per primi nella storia dell’umanità.
Le 5S non si rifanno una verginità, espellendo, sui due piedi, gli inquisiti, tanto più che nello stesso giorno le 5S hanno salvato un inquisito solo per tutelare le loro poltrone. Inoltre, se non erro, a gennaio 2017, per salvare la Raggi, Grillo e Casaleggio avevano varato, senza consultare nessuno, un nuovo codice etico che non prevedeva la sanzione delle dimissioni dagli incarichi amministrativi né per un avviso di garanzia, né per un indagine né per un rinvio a giudizio, e ciò per tutti i tipi di reato. Ma di fronte a De Vito, saltano a piè pari tutto: forse perché è nemico della Raggi? Mah?! C’è da sospettarlo visto che per faide interne, come nel caso dell’on. Silvia Sarti, non vanno tanto per il leggero.
I modi dittatoriali esprimono però debolezza e insicurezza, sono un autodafé, la proclamazione della sentenza da parte del monarca grillino prima di quella della magistratura non purifica il movimento, anzi ne testimonia il cinismo e la spregiudicatezza. Come ? Fino a ieri facevi manifestazioni con lui con le “arance” contro Marino e oggi, ancora prima che sia dichiarato colpevole, lo getti “a chilometri di distanza”? E se fosse un errore giudiziario? Perché, a proposito di “mafia capitale”, mi viene in mente il Sindaco di Sant’Oreste (Roma) arrestato, sospeso dal suo incarico e che dopo quattro anni si è visto assolvere: intanto la sua vita è stata distrutta (ha dovuto vendere la casa per pagare l’avvocato) e lui e la sua famiglia hanno dovuto patire un’onta infamante e infondata, e il Comune, nelle more del processo, ha avuto il commissario, nuove elezioni e ha cambiato amministrazione. Chi restituisce quattro anni di vita ad un essere umano ?
Un eletto del popolo ha più responsabilità del comune cittadino, non c’è alcun dubbio. Ma è anche vero – a mio parere – che, se un discorso a parte riguarda la immunità e la insindacabilità dei parlamentari a tutela della democrazia, l’amministratore pubblico non può essere sottoposto a procedure di indagini tanto lunghe da vanificare il voto degli elettori : sarebbe nell’interesse della democrazia e degli elettori sapere, prima di andare ad un’altra elezione, se quell’eletto in quel partito, indagato, sia colpevole od innocente; altrimenti, sia pure in buona fede, qualsiasi magistrato inquirente potrebbe alterare, manipolare, manomettere, stravolgere le condizioni sulla base delle quali gli elettori si formano le loro convinzioni e le loro opinioni di voto.
Ma, a differenza di una forza “manettara” a fasi alterne, secondo delle convenienze del capo, le forze democratiche e liberali dovrebbero incominciare a dire qualcosa di diverso dal solito “abbiamo fiducia nella magistratura, aspettiamo che faccia il suo corso”. Primo: un avviso di garanzia, un’indagine o un arresto non sono una sentenza definitiva. Secondo: c’è un abuso della carcerazione preventiva. Terzo: il clamore mediatico sulle indagini non può essere scambiato per una sentenza definitiva. Quarto: non diamo peso alla pubblicazione sui giornali delle intercettazioni telefoniche, che ben difficilmente sono rese note dalla difesa dell’imputato. Quinto: a tutela della separazione dei poteri dello Stato, della politica dalla giustizia, e a tutela del voto popolare, nel caso di misure cautelari di un amministratore pubblico, il giudice inquirente deve chiedere il rinvio a giudizio entro tre mesi. Sesto: non diamo peso alle indagini, diamo peso solo alle sentenze definitive. Settimo: separiamo la carriera della magistratura inquirente da quella giudicante.
Luigi Corbani