Certo che, se in ogni Paese dove vanno gli italiani, si trovassero un Salvini di turno che li additasse a criminali poiché vengono dal Paese della ‘ndrangheta, della mafia, della camorra, della sacra corona unita, staremmo freschi. Eh, sì, perché gli italiani che vanno all’estero sono tantissimi: negli ultimi dieci anni se ne sono andati in giro per il mondo più di un milione e novecentomila; il 64% di età tra i 18 e i 49 anni, quindi sono andati a studiare e a cercare lavoro, partendo da regioni diverse dalle precedenti emigrazioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Sicilia, Lazio, Puglia e Piemonte.
Ed è curioso, o singolare, che gli italiani abbocchino alla narrazione per cui gli immigrati sono comunque un pericolo, come se i delitti in Italia li commettessero solo i migranti, e gli africani in particolare. È come negli anni 50-60 a Milano: di fronte all’aumento dei furti, delle rapine, il luogo comune diceva che era colpa dei “terroni”, con un vasto corollario “È terrone, ma è una brava persona”. Ed è stupefacente che la narrazione sul pericolo immigrati attecchisca persino in zone cha da sempre hanno prodotto emigrazione: a spanne si dice che ci siano 85 milioni di “oriundi” italiani sparsi nel mondo, provenienti soprattutto dal sud Italia.
Mi sono sorpreso a leggere (rapporto Ocse 2016) che oggi, non decenni fa, oggi l’Italia ricopre l’ottavo posto tra i Paesi di origine dei nuovi immigrati, dopo Cina, Romania, Siria, India, Polonia, Messico, Vietnam e prima delle Filippine. Difatti gli italiani registrati all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) nel 2018 erano oltre cinque milioni e centomila, più degli immigrati nel nostro Paese.
Infatti gli immigrati regolari sono cinque milioni e sessantacinquemila, di cui 2,6 milioni europei, 1 milione africani, 1 milione asiatici e gli altri del centro sud america: i rumeni sono il 23,1%, gli albanesi l’8,6%, i cinesi il 5,7%, gli ucraini il 4,6. I primi africani sono i marocchini: l’8,1%.
Tra il 2012 e il 2016 è stata data la cittadinanza italiana a 675.000 residenti stranieri: di questi 4 su 100 poi se ne vanno in altri Paesi europei, negli USA e in Australia.
Ma l’assurdità di questo Paese è che, a chi non paga le tasse in Italia, noi diamo la possibilità di votare per il nostro Parlamento: più di quattro milioni di “italiani”, a cui abbiamo dato la cittadinanza italiana e il passaporto italiano, o per meglio dire, dell’Unione Europea, sulla base del fatto che un loro bisavolo o trisavolo o antenato era di origine italiana. Dove sta l’assurdità? Coloro che vivono regolarmente in Italia e pagano le tasse, i contributi previdenziali in Italia non possono avere la cittadinanza e il diritto di voto se non dopo una lunga trafila e i loro figli, nati in Italia, sono ancora stranieri in un Paese dove i loro genitori contribuiscono al benessere di tutti, italiani e stranieri. Il fatto che poi in Europa e in Italia noi avremo bisogno di milioni di immigrati nei prossimi trent’anni per lavori che sicuramente gli italiani non fanno e non faranno più, non ci fa pensare che qualcosa non funzioni nel modo di ragionare di chi ci governa.
No, pensiamo anzi che la cittadinanza non sia un diritto di chi vive e lavora nel nostro Paese: addirittura che chi nasce in Italia, e sia di origine marocchina o egiziana, ha meno diritti di uno che nasce a Buenos Aires, che è di fatto e a tutti gli effetti argentino, ma, avendo un trisnonno italiano che nell’Ottocento è andato da Treviso nella pampa argentina, è italiano.
La cittadinanza non è un premio che si dà e si toglie, non è una concessione del “re”: è un diritto inalienabile. Ci si ricordi ogni tanto della dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, o forse dobbiamo farne delle copie e spedirle al Ministro dell’Interno ? Dimenticavo che, preso dai twitter e dai comizi elettorali, non ha tempo per leggerla.
Che fa il Ministro dell’Interno ? Toglie la cittadinanza alle tre bestie che hanno violentato una ragazza americana e che hanno filmato la loro bestiale violenza? Ah, no, perché sono italiani. Ma anche il terrorista è italiano, ma siccome è nato in Francia ma di origine senegalese, allora gliela possiamo togliere.
A Ramy e a Adam va data la cittadinanza perché sono italiani e a tutti i ragazzi dell’autobus di Crema va data una medaglia al valor civile, perché, insieme, uniti, hanno impedito una strage pazzesca. Ripeto, insieme, ragazzini uniti. Ed è brutto che i grandi non capiscano una grande lezione di umanità.
Luigi Corbani