Eravamo vicini al passaggio fra la fine del secondo millennio, e l’inizio del terzo. E molto ci si interrogava e si discuteva, allora, sul futuro. Ma, soprattutto, si fantasticava sull’effetto che avrebbe avuto il passaggio di secolo, negli eventi che avrebbero segnato un nuovo ciclo della storia.
Era questo il tempo e il clima, nel quale a Calvino durante la stesura delle “lezioni americane” a metà degli anni 80, dedicate ad indagare il futuro, e che avrebbe dovuto tenere ad Harvard se non fosse deceduto prima, venne rivolta una domanda al limite del banale: “Cosa troveremo nel 2000?” Semplice, rispose Calvino “troveremo quello che saremo capaci di portarci”.
A giudicare dai tempi che viviamo, il futuro che ci attende, immaginato come semplice proiezione del presente, è davvero fosco, inquietante, preoccupante per i nostri nipoti e le nuove generazioni. Da qualunque parte lo si guardi. Che siano i valori migliori della storia e del pensiero umani che abbiamo conosciuto. Che sia la realtà sociale, culturale, o economica. Che sia il destino del pianeta e l’ambiente in generale. Che siano gli stessi costumi e i disvalori che li ispirano…non c’è dubbio che il carico di problemi della società contemporanea, è davvero pesante. Ma, a pensarci bene, il problema ancora più grande, è l’assoluta inadeguatezza di una classe politica a livello mondiale. Per non dire di quella ancora peggiore a livello nazionale. Ben lungi dall’essere attrezzate ad affrontare minimamente questi problemi, ogni giorno ne aggravano le già pesanti negatività.
Per cui, seguendo Calvino, se dovessimo immaginare il futuro come proiezione del presente, c‘è davvero da disperarsi.
Eppure non dobbiamo rinunciare alla speranza. E anche i giovani dobbiamo incitarli a pensare che un mondo migliore è possibile, (anche se crederci, diceva qualcuno scherzandoci, è la colpa più grave che si possa commettere)…
Dobbiamo essere convinti, invece, del fatto che la speranza è davvero la più dinamica delle virtù. Quella che ci aiuta, infatti, a mettere in moto quei processi positivi del cambiamento, necessari ad uno sviluppo progressivo della società. Del resto non solo ci sono sempre più possibilità di quelle che crediamo, ma adagiarsi sui mali invece che sulle alternative, è funzionale alle paure e al potere.
Nel nostro ultimo incontro a Milano, don Gallo, poco prima di morire, mi mostrò un biglietto che aveva trovato nelle tasche di un adolescente, trovato morto di overdose nella panchina di un giardino di Genova.
Il biglietto diceva così:
“Mi hanno detto….
Mi hanno detto che nel deserto può nascere un fiore
Mi hanno detto che anche da una finestra chiusa, può passare un raggio di sole
Mi hanno detto che il mondo può morire per mancanza di amore
Ma io non ci credo”
Che lezione straordinaria, nel segno della speranza, da un ragazzo alle soglie della morte!
Benito Boschetto
(domenica 23 giugno 2019)