A Torino vi è stata un’altra grande manifestazione a sostegno della TAV, che peraltro, sugli organi di informazione, si continua a presentare come la Torino-Lione. Nella realtà, come è noto, è un tratto di una ferrovia europea, che va da Budapest, almeno, a Lisbona. E mentre l’Italia è ferma a discutere di una galleria di 57 km., va avanti il progetto della nuova “Via della Seta”, che congiunge la Cina all’Europa, via terra e via mare, e di cui dovrebbero beneficiare Trieste e Genova, se non perdiamo il treno, come si potrebbe giustamente dire in questo caso.
E fra l’altro, dal punto di vista ecologico, siamo davanti ad una scelta tra il trasporto ferroviario, meno inquinante, e il trasporto su gomma, più nocivo per la salute e più congestionante.
E’ del tutto evidente che i grillini sanno che dovranno perdere la faccia anche sulla TAV. Hanno inventato la storia dei costi/benefici, non per un’opera da avviare, ma per una opera già in corso, strategica per noi, per la Francia e per l’Europa; hanno messo in campo (con altri costi, peraltro, tanto per farsi qualche amico a spese del contribuente) una commissione, taroccata poiché composta prevalentemente da persone contrarie da tempo alla TAV. Come su tante altre cose, le 5S, pur stando in Parlamento dove avevano tutte le possibilità di raccogliere dati e informazioni, hanno agito solo per prendere voti, senza una vera analisi delle situazioni. Oppure, peggio ancora, hanno preferito non documentarsi o ignorare le informazioni, che avevano, per fomentare e cavalcare i movimenti: è stato così per l’ILVA, per la Tap, ecc. e sarà così per la TAV. E oggi delle due l’una: o si aggrappano alla commissione costi/benefici, per giustificare la loro opposizione di anni alla TAV; oppure fanno la sceneggiata dei costi/benefici per dire che si deve fare perché sono stati spesi già tanti soldi dai governi precedenti, e magari con la furbata di ieri del Bauscia, dicendo che riducono i costi. Ben venga, certo, una riduzione dei costi, ma sono sicuro che la discussione sui costi comunque sarà dopo le elezioni europee. Perché, in realtà, 5S e Lega sono d’accordo per rinviare tutto a dopo le elezioni europee. E così ciascuno fa bella figura con i suoi elettori: le 5S con i NO-TAV e la Lega con i SI-TAV, e si evita qualsiasi scontro.
La Lega, nazional-populista, invece di assumersi le proprie responsabilità di governo, fa il doppio gioco: va in piazza e, grande trovata, dice che magari si risolve la vicenda, demandando la scelta ad un referendum. E qualcuno ci abbocca: così si perde altro tempo, si spendono soldi inutili e il governo è salvo.
Le forze politiche, che vogliono la TAV, dovrebbero in ogni consiglio comunale e in ogni consiglio regionale (dal Friuli alla Liguria, da Gorizia a Bardonecchia) presentare mozioni o ordini del giorno per sostenere la decisione di finire il tratto Torino Lione. In tal modo metterebbero allo scoperto questo vergognoso giochetto, a danno del Paese, dei due alleati del governo giallonero.
Se ci sono le forze politiche pro-TAV, e a parole sia il PD che Forza Italia dicono di esserlo, anche in Parlamento potrebbero fare qualche cosa prima delle elezioni europee.
PD e Forza Italia hanno lo strumento per indicare politicamente la strada al governo: la mozione parlamentare. E sarebbe bene che la utilizzassero per porre fine, in una sede rappresentativa, a questo indecente balletto a spese dell’Italia e degli interessi degli italiani. Non è più un problema di destra o sinistra: è un problema tra chi vuole un ritorno alla pastorizia e chi vuole l’Italia, produttiva, e socialmente ed economicamente al passo con il resto del mondo.
Qui c’è solo una duplice questione politica: se due forze politiche diverse, nell’interesse nazionale, vogliono muoversi insieme e se la Lega vuole dimostrare che è più interessata al Paese, e anche al suo alleato elettorale, che alle poltrone.
Alla Camera basta il Presidente di un gruppo o dieci deputati per promuovere la mozione e la delibera sul tema della TAV (art.110 del Regolamento). “Quando chi ha proposto la mozione lo richieda, l’Assemblea, sentiti il Governo e un oratore a favore e uno contro, fissa la data della discussione.” (art.111)
Al Senato bastano otto senatori (art.157 del regolamento) e si può chiedere alla assemblea la votazione per alzata di mano per fissare la seduta (anche supplementare) per la discussione della mozione. “Qualora la mozione sia sottoscritta da almeno un quinto dei componenti del Senato (63 senatori), essa è discussa entro e non oltre il trentesimo giorno dalla presentazione”.
Il quesito politico è semplice: vogliono le opposizioni mettere in campo, oggi e subito, delle iniziative politiche utili per sbloccare lo stallo di una opera necessaria per il Paese? Oppure vogliono anche loro giocare a nascondersi, per non rovinare le alleanze in corso per le regionali o le future alleanze per il dopo elezioni europee?
Luigi Corbani