Dicono che tengono i porti chiusi per ottenere la riforma del regolamento di Dublino, ovvero per cambiare la norma in base alla quale le persone sono costrette ( salvo certi casi ) a chiedere l’asilo al primo Paese dove arrivano e dicono che occorre la cancellazione di quel criterio con il ricollocamento automatico e permanente obbligatorio per tutti gli Stati.
Ma la cosa curiosa è che la riforma c’è stata : La riforma del regolamento di Dublino sull’asilo ha ricevuto l’appoggio del Parlamento europeo il 16 novembre 2017, con 390 voti favorevoli, 175 contrari e 44 astenuti.
Sono davvero istruttivi – leggeteli sul sito del Parlamento europeo – gli scambi di accuse e le invettive che si sono scambiati le 5S (contrarie) e la Lega (astenuta per bocca del futuro Ministro dell’Interno) in occasione del voto: due partiti uniti solo nel rinfacciarsi le colpe.
Il grande impegno della Lega ( il truce bauscia è stato parlamentare europeo, sia detto per inciso, dal 20 luglio 2004 al 22 marzo 2018, quattordici anni!) è stato ricordato dalla parlamentare Elly Schlein : “la Lega non ha mai partecipato a nessuna delle 22 riunioni di negoziato, che abbiamo svolto nel corso di due anni sulla riforma di Dublino.”
“Dopo l’approvazione il 19 ottobre 2017 da parte della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe), il testo non avrebbe dovuto passare in aula. Ma 88 europarlamentari, principalmente rappresentanti di paesi dell’Europa dell’est, contrari alla riforma, avevano chiesto che fosse messa al voto in aula. – ha scritto Annalisa Camilli su “Internazionale”, una giornalista che segue con attenzione e puntualità i lavori del Parlamento Europeo su questi temi. – La riforma, presentata dalla parlamentare liberale Cecilia Wikström è frutto di un lungo negoziato che ha messo d’accordo sinistra, socialisti, verdi, liberali e popolari”
In base al testo della relatrice, la liberale svedese Cecilia Wikstrom, dunque gli Stati membri che non accetteranno la loro quota di richiedenti asilo, correrebbero il rischio di veder ridotto l’accesso ai fondi Ue. Ma nella proposta del Parlamento ci sono altre proposte innovative.
Ora, poiché il Parlamento europeo non ha il potere legislativo – cosa che dovrebbe avere nel futuro – la proposta è andata a giugno 2018 al Consiglio europeo dei Ministri dell’Interno, che doveva farla propria. Ma in quella sede, l’Italia giallo nera ha dato una mano a quei Paesi che non hanno mai voluto e non vogliono i ricollocamenti ( i Paesi di Visegrad: Ungheria, Cechia, Slovacchia e Polonia) e che però vogliono i soldi della Unione Europea. E così invece di fare un passo in avanti, si è bloccato tutto e adesso l’Italia si lamenta: “Europa brutta e cattiva”; ma come dice il proverbio “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”, ma per nascondere la propria inettitudine, fanno la voce grossa e fanno gli spacconi “I porti sono chiusi, la nave vada in Olanda”
Nella politica, come nella vita, spesso il bene è nemico del meglio, e così invece di fare passi avanti, adottando la riforma proposta deal Parlamento europeo, con due terzi dei voti favorevoli, siamo ancora alla triste, avvilente e disumana sceneggiata di bloccare i porti per non far sbarcare 47 persone.
Tanto quelli non votano e poi sono africani.
Paolino Casamari