Al netto dei fatti di corruzione da accertare, la vicenda Palamara ha fatto crollare, se non tutte, molte delle ipocrisie di questi anni, e non parlo solo di quelle distribuite a piene mani dal 92 in poi.
Il re è davvero nudo: la casta, osannata e vezzeggiata, è apparsa in tutte le sue debolezze umane e politiche. Questa volta il circo mediatico-giudiziario si è ritorto contro la magistratura e il suo castello di oligarchia assoluta. E qualche magistrato si lamenta, dopo che per anni, grazie ai media, i procuratori hanno decretato le sentenze mediatiche, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo in questo Paese. Si scopre poi che alcuni esponenti di un partito che sulla giustizia ha posizioni molto ondivaghe, andavano a trafficare per le nomine della Procura di Roma. Ora, questi parlamentari si dovrebbero dimettere dagli incarichi di partito, non perché hanno commesso dei reati, ma per la ipocrisia dei comportamenti: non si può avere fiducia in chi ha la lingua biforcuta. E sapete perché? Perché tutta questa vicenda è la scoperta dell’acqua calda, che sapevano tutti: partiti, politici, parlamentari, magistrati e giornalisti.
Ma tutti facevano finta che non fosse così, che non ci fossero i traffici correntizi e politici sulle nomine.
Ora, dovete ricordarvi quante volte le varie correnti della magistratura hanno detto no alla separazione delle carriere, perché così ci sarebbe stata l’intromissione della politica nella torre eburnea della magistratura, anzi i pubblici ministeri e l’azione penale sarebbero stati assoggettati alla politica.
Poi si viene a sapere, da una intercettazione, che sono i magistrati stessi (e fra essi un ex-presidente della Associazione nazionale magistrati) ad incontrare i politici per scegliere nientemeno che il Procuratore di Roma. Una intercettazione realizzata peraltro con un mezzo molto discutibile, ma voluto dagli stessi magistrati inquirenti: un Trojan, un “cavallo di Troia” messo nel telefonino, che non intercetta solo chi deve spiare, ma tutti quelli che sono a tiro, e che non c’entrano niente e neanche sono indagati., per esempio “i quattro giudici del CSM che discutevano di un incarico politico, perché la nomina del Procuratore di Roma tale è”
Comunque, da una vita si sapeva che le nomine negli incarichi più importanti nella magistratura (in specie quella inquirente) erano frutto di conciliaboli tra esponenti delle correnti della magistratura, rappresentanti di partito ed esponenti del Parlamento.
Come ha detto a “Zapping” il 5 giugno, Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere Penali. “Solo degli ipocriti possono nascondere che da sempre nelle nomine delle procure ci siano degli interessi politici” “Esercitare l’azione penale è il potere più formidabile, più straordinario perché è un potere sostanzialmente incontrollato, nei fatti discrezionale. L’azione penale obbligatoria è scritta in Costituzione, di fatto è discrezionale, è derogata dalla prassi quotidiana: la scelta delle priorità è schiettamente politica. Invece di invocare dimissioni dal CSM o riscatti morali, si deve ripensare il sistema ordinamentale sia nei meccanismi elettorali sia nella composizione sia nelle carriere che vanno separate, quella giudicante da quella inquirente.”
Ora, in questo momento, le forze democratiche, presenti in Parlamento, dovrebbero presentare un ordine del giorno urgente per chiedere una riforma rapida del sistema delle carriere, separando la magistratura inquirente da quella giudiziaria e creando anche due distinti Consigli superiori della magistratura.
Questo sarebbe un atto politico e morale doveroso verso il Paese, che vede crollare, in modo oltremodo squallido, con beghe correntizie, con vendette personali ed esasperati personalismi, la presunta indipendenza, l’autogoverno e la piena autonomia di un organo dello Stato di livello costituzionale. Lasciamo stare le baggianate sul sorteggio dei membri del CSM: accettare una simile procedura significa abdicare alla cultura e alla prassi democratica di un Paese civile.
La Unione delle Camere Penali Italiane ha raccolto le firme e ha presentato al Parlamento un disegno di legge costituzionale che prevede, fra le altre cose, la separazione delle carriere.
E secondo voi, cosa farebbero Lega e 5S di fronte ad una ordine del giorno di sostegno di questa proposta?
Luigi Corbani
(giovedì 6 giugno 2019)