C’è un filo che lega immigrazione e ius soli. È un legame morale e valoriale: il dovere e il piacere della fraternità.
Questo sentimento e questo valore, laico, ricordiamoci la rivoluzione francese, e nello stesso tempo evangelico. Ebbene questo sentimento così alto, è sopraffatto e, sembra, sconfitto, dall’egoismo e dall’individualismo esasperati. Dico sembra, perché, poi, l’enorme straordinario fenomeno del volontariato, almeno in Italia, starebbe a dimostrare il contrario. Ma la propaganda dominante, soprattutto di chi ci governa, la paura, l’odio spesso, soffiano in altra direzione e infettano i cuori e le menti. E, forse, in taluni creano quella dissociazione tra fraternità praticata e sostegno politico a chi la nega. Boh??
Ma sono così ottusi, questi predicatori del male, da risultare assurdi.
E’ ricorrente infatti, per esempio, la pretesa di negare diritti umani e di libertà agli altri, come se fosse una espropriazione di diritti propri. Cosa oggettivamente non vera perché il riconoscimento dei diritti agli altri, generalmente, non genera alcun danno a nessun altro.
Lo ius soli appunto, come l’idea reazionaria di famiglia, il divorzio, il fine vita, le coppie di fatto, e quant’altro sono il tipico esempio di una battaglia interminabile, di coloro che pretendono di dire agli altri come devono vivere imponendo, per esempio, il modello di famiglia occidentale, che hanno in testa loro, legittimamente, ma che in molti casi manco loro rispettano, e che pure mostrano, per calcolo, di considerare un dogma invece di un modello sociologico, soggetto alla storia, al costume, alla cultura, alle stesse credenze religiose.
E non si chiami in ballo la Costituzione che, se riconosce e tutela, giustamente, la cosiddetta famiglia naturale, non disconosce affatto gli altri, e ormai numerosi, tipi di famiglia che l’evoluzione della società ha generato.
Un amico fraterno, ministro della Sierra Leone, l’ultima volta che è venuto a trovarmi, mi ha detto che aveva avuto il piacere, in quei giorni, di andare a incontrare tutti i suoi cinquanta fratelli, cosa che faceva periodicamente.
Di fronte al mio stupore mi ha detto, candidamente, che è il frutto della poligamia, lì diffusamente praticata con la convivenza di più mogli e più famiglie, che si considerano una sola famiglia. Quante “famiglie naturali” da noi non si parlano, non si vedono per anni?
E delle famiglie dei migranti quanto se ne parla? I bambini che restano soli, il rifiuto ai ricongiungimenti, cosa fanno per loro queste “sentinelle”, se non del male, i bigotti difensori della famiglia tradizionale, con il rosario in mano? Si ribellerebbe ance la Madonna!
Il rifiuto di riconoscere la cittadinanza a un milione di cittadini, che vivono ogni giorno con noi in mezzo a noi, e il rifiuto ad accogliere in modo ordinato chi fugge dalla guerra, dalla fame, dalle torture cosa è se non un deficit di fraternità. L’ennesimo esempio di diritti negati senza senso e senza ragione, interferendo indebitamente nella vita degli altri.
Si chiudono i porti a qualche barcone di disperati, e si aprono alle merci con la Cina, per esempio, come in questi giorni. Bene, ovvio. Ma non c’era una volta il pericolo giallo? Cioè l’invasione dei cinesi, immigrati anche questi, che dietro le merci, verranno comunque a frotte, alimentando quella invasione silenziosa già in atto?
E comunque le persone non sono più importanti delle merci?
E una società che cancella questo sentimento di fraternità, che ribalta la scala dei valori, che società è, da quale destino è segnata? Non possiamo non domandarcelo.
Siamo gli ultimi a livello mondiale per tasso di natalità e invecchiamento della popolazione. E siamo fra i primi per famiglie mononucleari, prive, quindi, di continuità generazionale.
Con la inesorabile riduzione del welfare, la vecchiaia porta con sè anche, e inesorabilmente, la solitudine delle persone, che sta diventando la più grande malattia del nostro tempo.
Può il futuro del nostro paese essere affidato a chi, ogni giorno, distrugge qualsiasi sentimento di fraternità in nome di un egoismo autodistruttivo?
Ius soli, immigrazione, famiglia, quindi, pur nelle indispensabili distinzioni e diverse dinamiche, rappresentano terreni di incontro, o di scontro, fra concezioni radicalmente differenti della società e della vita, proprio nel segno della fraternità.
Il mondo progressista alzi la voce e abbia il necessario coraggio, senza calcoli.
Benito Boschetto