Lo Stato potrebbe avere un quarto di entrate in più, se il governo affrontasse davvero l’evasione fiscale e contributiva. Dando per scontato che le dichiarazioni dei redditi siano tutte veritiere, fra l’altro: il reddito medio dichiarato è di 20.940 euro (1.745 euro al mese).
Si pensi che solo il 5,3% delle dichiarazioni dei redditi 2016 è superiore a 50.000 euro (2.155.497 contribuenti su 40.872.080 totali). Sotto i 7.500 euro, ci sono il 24% delle dichiarazioni (9.890.215); tra i 7.500 e i 10.000 euro ci sono il 6,8 % delle dichiarazioni (2.777.683).
Lo Stato italiano è talmente ricco che eroga un sussidio (9.360 euro all’anno) che è più del reddito dichiarato da un terzo degli italiani, Vale la pena sottolineare che il numero delle dichiarazioni dei redditi nelle regioni del Sud (Abruzzo, Molise, Puglia, Campani, Basilicata e Calabria) è pari al 20% di tutte le dichiarazioni, nelle Isole è pari al 9% e nella sola Lombardia è il 18% del totale nazionale.
Una domanda sorge spontanea: c’è una sperequazione così grande nei redditi reali? O c’è qualcosa che sfugge. Qualcuno recentemente, in maniera provocatoria, ha sostenuto che i nuovi poveri sono i proprietari di casa, ma sta di fatto che il 73% degli italiani è proprietario di casa ( contro il 52% dei tedeschi, il 64% dei francesi, il 63% degli inglese).
La ricchezza mobiliare (conti correnti, azioni, titoli di Stato, polizze, fondi comuni) delle famiglie italiane è oltre 4.000 miliardi e il valore del patrimonio residenziale delle famiglie italiane è superiore ai 6.000 miliardi. “Chi non ce la fa spende sempre meno e intacca i pochi risparmi per sopravvivere. Chi ha mezzi ingenti, risparmia sempre di più. Per un futuro che, si sa, è denso di incognite per l’Italia pubblica.” scrive “il Sole-24 ore”
Naturalmente, della lotta all’evasione e all’abusivismo, come della lotta alla criminalità organizzata, che controlla ampie zone del Paese, del racket della droga, della prostituzione, della contraffazione, del racket dell’accattonaggio, del racket della mano d’opera clandestina ( a Mantova , come a Reggio Calabria, a Latina come a Foggia), ecc., di tutto questo non si parla perché, come ha detto qualcuno, ci sono dieci milioni di voti a rischio. Cosa vai a disturbare l’evasore, l’abusivo, il “caporale”, ma suvvia, sono italiani. Meglio concentrare l’attenzione sugli africani che ci invadono, che però agli ordini dei “caporali”, in condizioni di schiavitù, raccolgono arance e mandarini, frutta e ortaggi per le nostre tavole. Voglio vedere se indicano quei posti di lavoro a quelli del sussidio di cittadinanza.
Il primo impegno di un governo dovrebbe essere quello di favorire gli investimenti e il lavoro di cittadinanza, di creare infrastrutture e produzione, di aumentare la produttività e la ricchezza del Paese, invece, è tutto un trasferire soldi dallo Stato ad alcune categorie di cittadini.
Così chi paga regolarmente allo Stato è punito, perché finanzia chi fa il furbo (la Guardia di Finanza ha fatto una indagine da cui risulta che il 60% delle dichiarazioni ISEE, quelle che varranno anche per il reddito di cittadinanza, non sono veritiere), chi evade (condoni), chi costruisce abusivamente (Ischia, ecc.), chi organizza il lavoro nero, chi non paga le multe. D’altronde siamo governati da Dibì e Dibà che in quanto a lavoro nero, evasione fiscale e contributiva, con le loro famiglie hanno una certa esperienza, ma hanno la giustificazione “che così fanno tutti”. No, non tutti fanno così, molti forse, ma non tutti.
Chi è ligio alle leggi è vessato e tartassato da pratiche infinite. Si pensi che nel dossier “Doing business” della Banca Mondiale, è calcolato che in Italia, per una azienda con 60 dipendenti, ci vogliono 238 ore/uomo per fare le dichiarazioni e pagare le tasse e i contributi dei dipendenti; 104 ore in Gran Bretagna, 139 ore in Francia, 148 ore in Spagna. Se sei onesto, hai dei costi aggiuntivi, e sembra normale che sia così. E allora le misure principali del governo sono una redistribuzione delle risorse pubbliche (pagate dai contribuenti onesti): quota cento e il reddito di cittadinanza, E non diciamo che criticando non si accetta la giusta pensione per chi ha lavorato o non si accetta di sostenere le persone in povertà. La Fornero, piaccia o non piaccia, è intervenuta sul sistema pensionistico non perché è brutta e cattiva, ma per salvare le pensioni di tutti, e dico tutti, e adottare dei parametri pensionistici europei. Si è raccontata la bufala che per ogni pensionato ci sarebbero stati tre nuovi assunti, ridotti poi a uno solo: pagliacci, che prendono in giro gli italiani.
Accettando anche di non estendere il reddito di inclusione, si potevano tuttavia adottare le misure e i parametri esistenti nei Paesi europei per il sostegno al reddito delle persone più povere. Con buona dose di improvvisazione, 5 mesi fa, non un anno fa, ma dopo la presentazione della legge di bilancio, si è inventato il “navigator” del Mississippi: e siamo già a tre, quattro presentazioni mediatiche delle 5S, pur non essendo ancora stato approvato il decreto dal Parlamento, che per il governo giallo nero è solo una inutile perdita di tempo.
La cosa drammatica, che pagheremo a caro prezzo, è una logica redistributiva, non di risorse reali, ma di soldi a debito, che tanto pagheranno gli onesti di oggi e di domani. Con una divisione netta dell’Italia: al Nord quota cento e al Sud il reddito di cittadinanza. Una spaccatura che può anche essere pericolosa, perché accentua la contrapposizione tra il nord produttivo e il sud assistito.
Ma tanto la logica perversa del governo giallo nero è quella di pensare alle prossime elezioni, non alle prossime generazioni.
Paolino Casamari