Sono figlio di un magùtt, di quelli che, tornati dalla prigionia, dopo la guerra, si sono dovuti dare da fare per trovare un lavoro e sfamare la famiglia: un figlio solo era già un impegno notevole. Quei magùtt, che, diventati carpentieri, rischiando spesso la vita, hanno ricostruito la Galleria, il Teatro alla Scala e Milano. Un magùtt che per fare studiare il figlio non badava alle ore di lavoro, che cercava – da comunista – di fare il lavoro nel modo migliore: “prima impara bene, dimostra di fare bene il tuo lavoro, poi rivendica i tuoi diritti”. E per farmi capire la differenza tra studiare e lavorare, d’estate, parte delle vacanze me le faceva fare facendo il manovale nei cantieri edili. La premessa è d’obbligo per dire che certo sociologismo” di sinistra” è una offesa per i lombardi che hanno dovuto rimboccarsi le maniche. E, secondo me, oggi più che mai, bisogna rimboccarsi le maniche.
Certo, mio padre andava a lavorare anche con la febbre, perché i soldi per mangiare non glieli regalava nessuno: la cassa edile era una conquista da venire. Certo che c’è chi pensa solo ai soldi, ma forse abbiamo perso la cultura del lavoro, della fatica, del sacrificio, che sarà bene ritrovare al più presto, dopo questa drammatica vicenda, sanitaria ed economica. La tipica “gauche caviar”, la sinistra con il “cashemerino”, comprato al mercato di viale Papiniano, si eleva al di sopra del popolino rozzo e dedito a fare i soldi, e che inquina: loro invece vivono di sogni e di poesia, magari anche in campagna con l’aria buona.
La cosa grave è che il sociologismo della sinistra cashemere sulla natura dei lombardi fa perdere di vista il problema politico principale. Sono gli stessi che nel 1989 pensavano ai verdi, mentre cresceva il fenomeno della Lega. Veniva considerata in modo folcloristico e non ci si poneva la domanda sul perché la Lega avesse preso il 4% dei voti alle elezioni europee del 1989 a Gratosoglio, dove è più facile vincere al superenalotto che trovare un milanese. Non sanno spiegarci perché nella Val Tidone, nella “Capalbio” del nord, la Bergonzoni prende il 69% dei voti e la Lega da sola fa il 47%, però ci spiegano che i lombardi sono coglioni. Discutere sul fatto che i lombardi lavorano troppo, sul fatto che c’è l’inquinamento nelle parti più industrializzate del mondo, ecc. è un bel esercizio per tempi migliori. Ma oggi consente di sviare dal tema politico principale: le gravi colpe della Giunta della Lombardia.
Che agli occhi dei lombardi ha un alibi: il disastro romano. Perché se Atene piange, Sparta non ride. Sia a Roma che in Lombardia non hanno saputo dire altro che “state a casa”: senza alcuna strategia, senza alcuna politica, senza alcun coordinamento vero con le regioni.
Nella tanto vituperata Germania, il Gabinetto di crisi è formato da Angela Merkel e dai presidenti dei Länder. Qui vige solo il coordinamento con il Ministro per gli Affari regionali: è detto tutto, la differenza si vede nei fatti e nei risultati. E la politica vorrebbe che si mettesse in rilievo il netto contrasto di risultati tra la Regione Veneto e la Lombardia.
Se un giornale vuole discutere sul carattere dei lombardi è liberissimo di farlo, ovviamente: ma un partito non può essere neanche lontanamente condizionato da simile scelta e sarebbe ora che si sganci totalmente da quel giornale che vuole essere il “deus ex machina”, l’ispiratore della sinistra. A me non fa piacere che i giornali non vengano letti, ma forse è bene chiedersi perché continuano a perdere lettori: nel mese di febbraio il giornale di John Elkan (fiscalmente olandese per spirito di italianità) aveva 188.000 lettori (tra digitale e cartaceo), -5,4% rispetto a febbraio 2019.
Forse sarebbe più utile qualche articolo in più sulla burocrazia romana; sulle centinaia di decreti e ordinanze in puro stile ministeriale (ovvero fatti di rinvii a commi, articoli di altre leggi e alle loro modificazioni con altri commi e articoli di altre leggi); su quattro diverse illegittime autodichiarazioni; sul fatto che le aziende ancora non sanno che contributi avranno; che solo questa settimana sono arrivati i soldi ai lavoratori autonomi, alle partite iva, ecc; sul disastro dell’Inps; sul reddito di cittadinanza e sull’Anpal; sul futuro reddito d’emergenza ( a proposito, tra i lavoratori in nero a cui fornire il reddito, spero che siano ammesse anche le prostitute); ecc.
Per non parlare del fatto che dalla dichiarazione dello stato di emergenza (31 gennaio) il governo centrale non ha fatto nulla: le prime mascherine FFP2 (23.000) sono state date alla Lombardia il 2 marzo, 31 giorni dopo.
Faccio presente che in Lombardia la differenza tra Lega e PD è del 10% nelle regionali 2018 (545.227 voti) e il 20% (986.147) nelle europee 2019. Non sono così sicuro (la politica è una scienza empirica) che, con la disastrosa gestione dell’emergenza covid-19, la Lega perda tanto, anche perché ci vorrebbe una forza politica che attacchi certo la Regione Lombardia, ma parli ai lombardi che fanno il 27% di tutto l’export italiano, che producono il 22% del prodotto interno lordo italiano (da sola la Lombardia vale più della Toscana, dell’Umbria, delle Marche e del Lazio, ed è quasi il PIL del nord-est) che pagano un quarto di tutte le imposte dirette dell’Italia e un terzo di tutte le imposte indirette del Paese. E questi dati confermano quanto sono coglioni, i lombardi.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi.” Buona notte e buona fortuna”
Luigi Corbani
(domenica 19 aprile 2020)
Caro Luigi, potrei iniziare dicendo che sono d’accordo con il tuo articolo però…. Come si usava in un passato a noi noto ma, essendo tra coloro che pensano che “NULLA SARA’ COME PRIMA”, non lo dirò. Dopo la lettura del tuo articolo ho riletto Serra e a me sembra che la questione principale che lui pone è quella di una riflessione attenta sul modello occidentale, non mi sembra di cogliere una polemica nei confronti dei cittadini lombardi. Credo che la pandemia ci imponga di smaltire il più rapidamente possibile la ubriacatura diffusa anche in settori vasti dell’opinione pubblica: la eccellenza sanitaria, più mercato meno stato, il neoliberismo, ecc. L’epidemia ha reso evidente le fragilità del modello occidentale. In Italia e non solo non abbiamo le mascherine, i tamponi, i reagenti, i posti letto sufficienti per le terapie intensive, non abbiamo sugli scaffali l’alcool, la farina perché i mulini non dispongono dei sacchetti per confezionarla, facciamo la fila per prendere il pane e l’elenco potrebbe continuare. Insomma l’epidemia ci ha messo con il “culo per terra” e ha reso evidente un modello economico e sociale che non è funzionale, per dirlo in breve, al bene comune. Ora è certamente necessario polemizzare con i comportamenti e con le fin troppo evidenti incapacità di chi dovrebbe governare l’emergenza in Lombardia e nel Paese. Contestualmente ritengo indispensabile discutere con quali politiche industriali, economiche, fiscali, finanziarie, ambientali si pensa di attivare per la tanto auspicata ripresa del Paese. Cosa vuol dire “nulla sarà come prima” che dobbiamo andare in giro con la mascherina, sarà questa la sola novità? Cosa si intende per “progettare la normalità”? Quale normalità?
Auspico che il prossimo Consiglio Europeo decida misure economiche e finanziare consistenti ed efficaci per superare la crisi economica e sanitaria. Ma noi come utilizzeremo gli eventuali prestiti? Continuando con i bonus, con quota cento, con redditi di cittadinanza e via discorrendo oppure investendo in una diversa politica industriale, nella sanità, nella edilizia scolastica, nella ricerca, nell’assetto del territorio, nella ricostruzione delle zone terremotate, nel piano casa proposto da Piano, ecc. Non possiamo perdere questa occasione per perseguire nuovi indirizzi di politica economica capace di promuovere solidarietà e giustizia sociale. Valori cassati dal modello perseguito e affermato nel recente passato, che ha esaltato l’individualismo, l’egoismo, il superfluo, l’effimero e creato disastri culturali, primo tra questi considerare l’evasore fiscale un furbo e non un criminale. Di questo il Paese ne ha un gran bisogno, per questo ci vorrebbe una classe dirigenti nuova fatta di soggetti che non esauriscono il loro ruolo nel dire ad altri quello che devono fare ma capaci di assumersi le responsabilità e prendere le decisioni. Proporre nuovi indirizzi e promuovere discussioni dentro e fuori le Istituzioni, confrontarsi con le organizzazioni sindacali e con tutti i rappresentanti dei corpi intermedi, promuovere iniziative nei luoghi di lavoro e nel Paese. Sarà possibile? Sono scettico ma continuo ad augurarlo.
Io sono d’accordo con molte tue considerazioni sulle politiche che bisognerebbe fare. Ma trovo sbagliate letture antropologiche sociologiche sui lombardi: vorrei vedere se un giornale di destra pubblicasse delle riflessioni antropologiche sui meridionali. Apriti cielo, sarebbero accusati di razzismo. Ma siccome temo che la sinistra si produrrà in svariati modi sui lombardi che pensano solo ai soldi e al lavoro, e per questo votano Lega, penso che un partito di sinistra debba prendere le distanze da simili sciocchezze e debba porsi seriamente il problema della politica, ovvero delle scelte da fare per la Lombardia e per i lombardi. E penso anche che finché vediamo l’Europa solo come un bancomat, che che deve darci i soldi e non deve chiederci come li spendiamo , e finché non proponiamo dei piani e dei programmi veri, al livello europeo, faremo una brutta fine.
Che in Lombardia e non solo siano in molti a pensare ai soldi lavorando legalmente, lavorando in nero, evadendo il fisco e imbrogliando in mille modi mi sembra un dato incontrovertibile. Certo non voglio concludere che questa sia la realtà lombarda, ma certamente una pratica molto diffusa.
Inoltre penso che il consenso elettorale della lega si è diffuso con il diffondersi dell’individualismo e dell’egoismo e si è, negli anni, consolidato in mancanza di una battaglia politica, ideale, culturale che si è prima affievolita fino alla sua scomparsa. Se non si riprende una iniziativa permanente, quotidiana per recuperare e affermare i valori del lavoro, della onestà, della solidarietà vedo un futuro non grigio ma nero. Come puoi immaginare, conoscendomi e sapendo la mia età, non sono preoccupato per me ma per il futuro di questo Paese.
Ripeto che sono fenomeni che esistono, (per inciso, l’evasione fiscale in Lombardia è inferiore a quella di altre zone del Paese del Nord e del Sud), ma imputarli alla natura antropologica dei lombardi, è come dire che l’illegalità, la criminalità, l’abusivismo, il lazzaronismo è insito nella natura dei meridionali. Non mi piace un intellettuale “di sinistra” che fa il discorso antropologico, rovesciato degli ideologi di destra. I lombardi hanno votato Lega, nel passato hanno votato DC e anche PCi o PD, non perché sono malvagi, individualisti, avidi di denaro. Fare l’assioma Lombardi = Lega è un errore politico grande come una casa. Votano Lega e centrodestra (certo anche per una ideologia “berlusconiana-leghista”, semplifico per brevità; ma qual’è quella della sinistra ? non è dato sapere) perché non c’è una proposta politica, ideale e programmatica valida della sinistra. Sinistra afflitta dallo snobismo elitario, contenta degli immigrati a Gratosoglio, perché non li vede pisciare sullo zerbino di casa loro, in via Montenapoleone. Ma forse sarà nella natura dei lombardi della periferia votare Lega, mentre i lombardi del centro città per natura votano a sinistra. Ho l’impressione che certi discorsi perdano di vista la realtà e, nello specifico, le gravi colpe del ceto politico del centrodestra, peraltro scarsamente contrastato dal centrosinistra. E certe elucubrazioni antropologiche non aiutano a fare dei passi in avanti nella ricerca di una politica in cui al centro ci sia il lavoro, lo studio (che comportano anche sacrificio e fatica) , la dignità della persona, i servizi alla persona, in una area sviluppata.
Caro Corbani se la sinistra è così ridotta, incapace di qualsiasi lettura sociale è perché ha abbracciato le deleterie scelte neoliberiste; è soprattutto colpa di quei dirigenti come te che hanno negato la lotta di classe che hanno scelto il neoliberismo e l’individualismo come scelta politica di vita. Il migliorismo è stato il fallimento della sinistra, ma anziché riflettere su ciò tu e i tuoi compari avete continuato nel demolire la sinistra nel creare una profonda divisione tra politica da voi praticata e la realtà sociale dei lavoratori. Avete demolito qualsiasi diritto dei lavoratori dei ceti produttivi per mantenere i privilegi di una classe parassita e burocratica che ha ucciso il paese. Non siete mai stati credibili e avete ucciso la speranza di ogni cambiamento. Non è la destra che si deve temere, ma voi figure ingrate, voi non uomini di sinistra ma sinistri, figure catastrofiche sul cammino del riscatto delle persone meno fortunate.
Mi sembra solo un insieme di ingiurie, senza alcun contenuto politico serio e logico.
E comunque, compare sarà lei che non ha capito nulla di quanto è avvenuto dal 1979 ad oggi.