Abbiamo un ceto politico senza dignità: chi specula da sciacallo su qualsiasi vicenda giudiziaria, chi non sa chiedere di distinguere tra una giusta e corretta lotta alla corruzione e un abuso di intervento della magistratura inquirente nelle vicende politiche e democratiche. Abbiamo in definitiva il quadro di un ceto politico che non merita alcuna stima e fiducia, perché non sa difendere il valore della politica e della democrazia.
Lodi è un caso di una lunga serie di turbative della democrazia, ad opera di forze politiche irresponsabili e di pubblici ministeri dalle manette facili.
Nel 2013, a Lodi, Simone Uggetti (39 anni) era stato eletto Sindaco : 9.167 voti al primo turno, il 43% dei voti validi, e al secondo turno 9.544 elettori, il 54%. Il PD aveva preso il 23%, la Lega (secondo partito) il 10% e le 5S il 6%. Tutto questo, il voto del popolo, un principio basilare della vita democratica, viene stravolto nel 2016 dall’azione di un pubblico ministero che arresta il Sindaco e lo sbatte in carcere.
Badate, non per il sospetto che avesse rubato, che si fosse messo in tasca una tangente. Nossiginori.
“Il caso è finito sulle prime pagine di tutti i giornali, perché secondo l’accusa avrebbe scritto in modo scorretto il bando per l’assegnazione della gestione di alcune piscine comunali, un affare da meno di quattromila euro l’anno, sostanzialmente per favorire la società partecipata dal Comune, risparmiare soldi e fornire un servizio migliore. E questa era l’accusa.” scrive Francesco Cundari su “Linkiesta”
Giornali con titoli in prima pagina e 5S con campagne social, manifestazioni, comizi, con tutto il repertorio di accuse diffamatorie (non solo degli esponenti locali, ma anche di Luigi Di Maio, Dario Toninelli, Paola Taverna, Riccardo Fraccaro, Nicola Morra, Alessandro Di Battista e infine Beppe Grillo) montano la panna per giorni. Il PD che si rifugia nella solita litania “Abbiamo fiducia della magistratura”. Giusto, sotto un certo profilo, visto dopo cinque anni Uggetti viene assolto da un tribunale perché il fatto non sussiste.
Ma al PD non viene mai un dubbio sulla azione della magistratura inquirente, che mette in galera un sindaco, in quattro e quattr’otto ? Al PD non viene mai naturale difendere un suo rappresentante, colpito ingiustamente nell’esercizio delle sue funzioni elettive? Vi potete immaginare cosa prova una persona innocente, sbattuta in prima pagina sui giornali, arrestato ?
Non solo la sua vita pubblica e privata per cinque anni è messa a soqquadro, ma si determina una turbativa del voto popolare. Infatti, dopo le dimissioni del sindaco, nel 2017 si andò al voto con sette candidati sindaci (quello delle 5S prese il 9,58% dei voti); al ballottaggio passò la candidata della Lega (che al primo turno era seconda) con l’appoggio del candidato di quattro liste civiche. C’è da considerare che nonostante la campagna diffamatoria contro il PD, questo partito si confermò al primo posto sia pure ridimensionato, con il 16% dei voti con la Lega al 14%.
Ora in un Paese serio, dopo l’assoluzione, giornali, 5S e tutti i partiti nazionali e di Lodi dovrebbero chiedere scusa a Uggetti e alla sua famiglia. Questa dovrebbe essere la prima forma di onestà: riconoscere l’errore. Di Maio l’ha fatto sul “Foglio”; bene, ma tutti i suoi colleghi? E il suo partito, le 5S, quando lo faranno? E quando lo faranno i giornali che hanno messi in prima pagina l’arresto e dimenticata la notizia dell’assoluzione? Per lo più ci è toccato sentire e leggere frasi imbarazzate, vergognose a mio parere.
“Stupisce, semmai, il silenzio del Pd. – prosegue sempre Cundari– Rotto da Enrico Letta soltanto alle 20.51 di ieri sera, con il seguente tweet: «Un abbraccio affettuoso al sindaco di Lodi #Uggetti. Oggi un giorno bello. Ma nessuno potrà ridargli indietro questi cinque anni».
Perché tanta freddezza, forse per non disturbare i grillini? O perché di mezzo c’era Renzi?
Perché in quei giorni del 2016 “A illustrazione di questi alati pensieri (dei grillini, ndr), c’è anche una card, che i Cinquestelle rilanciano ossessivamente un po’ ovunque: una bella foto di Uggetti al fianco di Matteo Renzi con la scritta: «Sindaco Pd arrestato – chi sarà il prossimo?».
Forse sarà bene che qualcuno rifletta su quanto ha scritto Matteo Feltri su “La Stampa” del 27 maggio.
“La solita storia, sempre uguale, per la milionesima volta: Simone Uggetti, sindaco di Lodi eletto nel Pd, nel 2016 viene arrestato per turbativa d’asta e nel 2021 viene assolto perché «il fatto non sussiste». Davanti alla solita storia si potrebbero dire le solite cose, e andrebbe benissimo.
Si potrebbe dire che cinque anni per accertare l’innocenza di una persona sono un tempo spropositato e tirannico, si potrebbe dire che la presunzione d’innocenza per gli altri dovrebbe esserci indispensabile come l’aria perché coincide con la presunzione d’innocenza per noi, si potrebbe dire del migliaio di italiani innocenti che ogni anno finiscono in manette, e sarebbe giusto, sacrosanto, il minimo per un uomo come tutti gli altri. Ma qui c’è un problema ulteriore, e il problema è che Simone Uggetti non era un uomo come tutti gli altri: nonostante le sciocchezze populiste di cui si cerca di riempirci la testa, era qualcosa di più, era un sindaco, era l’uomo scelto dai suoi concittadini per amministrare il Comune.
La giustizia è un affare serio, e non ha da fermarsi davanti a nulla, ma in casi come questi, ormai quotidiani, le toccherebbe muoversi con particolare attenzione perché non soltanto si priva della libertà un uomo, ma si privano i cittadini del diritto di essere rappresentati da chi hanno votato. Infatti Uggetti fu costretto a dimettersi e si indissero nuove elezioni (vinte dal candidato della Lega), cioè la volontà democratica fu inquinata e sovvertita. Fino a quando saremo disposti a sopportare che il sospetto di un qualsiasi pm valga, sempre e comunque, più del fondamento della democrazia?”
Ad aprile 2019 avevo scritto un articolo per “Il migliorista” in cui affermavo “Un eletto del popolo ha più responsabilità del comune cittadino, non c’è alcun dubbio. Ma è anche vero – a mio parere – che, se un discorso a parte riguarda la immunità e la insindacabilità dei parlamentari a tutela della democrazia, l’amministratore pubblico non può essere sottoposto a procedure di indagini tanto lunghe da vanificare il voto degli elettori : sarebbe nell’interesse della democrazia e degli elettori sapere, prima di andare ad un’altra elezione, se quell’eletto in quel partito, indagato, sia colpevole od innocente; altrimenti, sia pure in buona fede, qualsiasi magistrato inquirente potrebbe alterare, manipolare, manomettere, stravolgere le condizioni sulla base delle quali gli elettori si formano le loro convinzioni e le loro opinioni di voto. Ma, a differenza di una forza “manettara” a fasi alterne, secondo le convenienze del capo, le forze democratiche e liberali dovrebbero incominciare a dire qualcosa di diverso dal solito “abbiamo fiducia nella magistratura, aspettiamo che faccia il suo corso”.
Primo: un avviso di garanzia, un’indagine o un arresto non sono una sentenza definitiva.
Secondo: c’è un abuso della carcerazione preventiva.
Terzo: il clamore mediatico sulle indagini non può essere scambiato per una sentenza definitiva.
Quarto: non diamo peso alla pubblicazione sui giornali delle intercettazioni telefoniche, che ben difficilmente sono rese note dalla difesa dell’imputato.
Quinto: a tutela della separazione dei poteri dello Stato, della politica dalla giustizia, e a tutela del voto popolare, nel caso di misure cautelari di un amministratore pubblico, il magistrato inquirente deve chiedere il rinvio a giudizio entro tre mesi.
Sesto: non diamo peso alle indagini, diamo peso solo alle sentenze definitive.
Settimo: separiamo la carriera della magistratura inquirente da quella giudicante.”
A tutela della vita democratica del Paese e contro gli abusi di potere che hanno conseguenze sulla vita delle persone e sulla libera volontà dei cittadini, forze politiche serie e responsabili metterebbero mano a una situazione che si trascina da trent’anni, senza che la corruzione sia diminuita o sia stata sconfitta o abolita come la povertà. Quello che è abolito da tempo è il valore della politica, quella che sappia rispettare e faccia rispettare a tutti l’equilibrio dei poteri.
Sono orgoglioso di aver rivendicato, trent’anni fa come oggi, il primato della politica, nelle sedi pubbliche ed elettive, purtroppo solo, vox clamantis in deserto, in piena epoca di richiesta di galera e di cappi esibiti in Parlamento, di girotondi, di dirette televisive e di giornali veline delle procure. Ma nel contempo sono amareggiato, disilluso e sfiduciato nel vedere ancora oggi tanta ottusità politica. E provo un certo disgusto a vedere che quei direttori di quei giornali continuano a pontificare e a sparlare di politica, nei vari talk-show o sui quotidiani: anzi, fanno gli opinionisti, gli editorialisti, senza aver mai chiesto scusa per i danni che hanno provocato alla democrazia italiana.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(venerdì 28 maggio 2021)
Già, che pena. E tutti questi direttori, opinionisti, parolai, moralizzatori. Ipocriti che continuano a pontificare sulle pagliuzze nell’ occhio altrui sapendo (non scordando) di avere una trave nell’occhio proprio.
Tutto condivisibile, come sempre