“Parasite”, Kirk Douglas e Trump
Pochi giorni dopo la morte di “Spartacus”, l’Academy ha dato il premio Oscar più importante a “Parasite”, film coreano che parla di lotta di classe. In un Paese che si appresta a votare per le presidenziali si premia lo straniero che parla di lotta di classe !
Oltre all’odore che divide le classi sociali e le persone – «Puzza, è come l’odore di coloro che viaggiano in metropolitana, come la puzza di straccio lurido appena bagnato» – c’è una lezione: «Nella società capitalistica contemporanea – ha spiegato il vincitore presentando “Parasite” – ci sono caste e ranghi invisibili. Continuiamo tutti a far finta di niente e a pensare con superficialità che la divisione in classi sia una reliquia del passato. La verità è che, ancora adesso, esistono separazioni sociali che non è possibile superare. Il mio film raffigura l’inevitabile “crack” che arriva nel momento in cui lo scontro di classe torna alla ribalta, in un contesto sempre più polarizzato».
“Come Spartacus sconfisse il maccartismo” era il titolo di un articolo su “The Times” di Ben Macintyre: “Il ruolo per il quale Kirk Douglas merita più applausi è quello di aver posto fine alla lista nera di Hollywood, la sistematica e segreta negazione del lavoro ad attori, registi e sceneggiatori sospettati di essere comunisti o simpatizzanti comunisti nei primi anni della guerra fredda. La lista nera di McCarthy .. ha distrutto innumerevoli carriere, distrutto vite, soffocato creatività e in gran parte per falsità politiche e paure infondate. Gli attori raramente cambiano la storia, ma Douglas l’ha fatto.”. Kirk Douglas nel 1959 affida la sceneggiatura di “Spartacus” a Dalton Trumbo, uno dei “dieci di Hollywood”, della lista nera che non potevano lavorare in quanto sospettati di essere comunisti o simpatizzanti tali. La storia è bene descritta nel film “ L’ultima parola” con la regia di Jay Roach, interpretato in maniera stupenda da Bryan Cranston, che riceve l’’Oscar nel 2016 come miglior attore. Per dieci anni Trumbo scrisse più di trenta sceneggiature e vinse due Oscar sotto falso nome per “Vacanze romane” e per “La più grande corrida”.
Douglas andò contro il maccartismo, per di più con un soggetto “sovversivo”: “Inevitabilmente, gli anticomunisti rilevarono la sedizione di sinistra nello stesso “Spartacus”, la storia di una rivolta di schiavi contro i romani o, visto attraverso una lente maccartista, il proletariato che rovesciò l’ordine capitalista. Howard Fast aveva scritto il romanzo su cui era basato il film mentre era in prigione per essersi rifiutato di testimoniare davanti all’HUAC….Nel 1960, nel mezzo di una tempesta di neve, John F Kennedy attraversò i picchetti della “National Legion of Decency,” per guardare Kirk Douglas in Spartacus, dimostrando un impegno personale per spezzare le catene del maccartismo che avevano incatenato Hollywood per così tanto tempo” .
Per Issur Danielovitch Demsk, il figlio dello straccivendolo di Amsterdam, New York, era una gran bella soddisfazione. “I miei genitori, che non sapevano parlare o scrivere in inglese, erano emigranti dalla Russia. Facevano parte di un’ondata di oltre due milioni di ebrei che fuggirono dai pogrom omicidi dello zar all’inizio del XX secolo. Cercavano una vita migliore per la loro famiglia in un paese magico dove credevano che le strade fossero letteralmente lastricate d’oro. Ciò di cui non si resero conto fino a quando non arrivarono fu che quelle belle parole scolpite sotto la Statua della Libertà nel porto di New York – « Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi.» – non si applicavano ugualmente a tutti i nuovi americani. Russi, polacchi, italiani, irlandesi e, in particolare cattolici ed ebrei, sentivano il marchio di essere trattati come alieni, come stranieri che non sarebbero mai diventati “veri americani”. Kirk Douglas veniva da una infanzia di estrema povertà, “dove quando dici niente, non hai idea di che cosa significhi”. Sei talmente miserabile che devi avanzare con rabbia e ma con dignità. Quella dignità del Colonello Dax – in “Orizzonti di gloria“ di Stanley Kubrik (1957) – quando si sente dare dell’idiota perché rifiuta la promozione: “You are an idealist… and I pity you as I would the village idiot”. “Sei un idealista … e ti compatisco come farei con l’idiota del villaggio”.
La dignità dell’emigrante che era diventato un simbolo dell’America si manifestò nel 2016 di fronte ai discorsi del candidato Trump sui migranti, discorsi che lo avevano disgustato. “Questi non sono i valori per i quali abbiamo combattuto durante la seconda guerra mondiale… Sono sempre stato profondamente orgoglioso di essere un americano.…Nella nostra democrazia, la decisione di rimanere liberi è nostra.”
La storia del mondo è storia di migrazioni. Il desiderio di libertà e di migliorare la propria vita è talmente forte che supera la paura di morire. E non saranno i muri a fermare questa voglia di vivere meglio, per sé e per i propri figli. Come dimostra la storia della famiglia di Kirk Douglas. Spartaco sapeva che poteva perdere la vita, e ha combattuto perché la sua vita di prima non era vita. “Parasite” ci ammonisce: sinistra e destra non sono concetti superati.
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(lunedì 12 febbraio 2020)
Parasite è un grande film, che contiene una sorta di sinestesia: gli odori, i rumori etc. ci avvicinano a una realtà difficilmente rappresentabile ma che in questo splendido film riusciamo a condividere con gli attori. Non è agiografico ma semplicemente umano, nella rivelazione di tutti i valori e i difetti che si nascondono in noi. Daniela