Secondo gli ultimi dati, la letalità in Italia è più alta che in altri Paesi: il perché nessuno ce l’ha ancora spiegato. Spero che non sia per colpa degli italiani o del fatto che siamo i più anziani d’Europa. Per essere chiari, in Italia le persone superiori ai 65 anni sono il 22,84% degli abitanti, in Germania il 21,54% e in Francia 20,10%, la popolazione di età superiore a 80 anni in Italia è il 7,17%, in Germania il 6,49% e in Francia il 6,13%: quindi non c’è una grande differenza. Sta di fatto che in Italia i decessi colpiscono il 6,2% dei contagiati, in Cina il 3,9%, in Iran il 3,6% e in Sud Corea lo 0,7%. Le Regioni stanno premendo perché si chiuda tutto: trasporti pubblici urbani ed extraurbani e luoghi di lavoro. Di fronte al contagio che non smette di crescere mi sembrano misure appropriate. Non ha senso opporsi al fatto che molte aziende, come quelle edilizie, chiudono di loro iniziativa, in altre imprese ci sono scioperi e i sindacati chiedono il blocco; mi sembra un po’ poco promettere oggi di fornire mascherine sui luoghi di lavoro, dove devono osservare la distanza di un metro tra un lavoratore e un altro: e nelle mense come fanno ? In particolare, sul “Migliorista” avevo letto nei giorni corsi un articolo che indicava i trasporti pubblici come il primo luogo di possibile contagio in quanto assembramento, anche se contenuto, in questi giorni, visto che la popolazione, per prima, ha capito che è meglio non prendere i mezzi. E dopo quante settimane, laddove lo fanno, i Comuni sanificano le stazioni della metropolitana, i mezzi pubblici, le strade e le piazze ?
E dal mio osservatorio di Milano, debbo dire che i cittadini hanno capito bene e si atteggiano di conseguenza: le strade sono più deserte che a Ferragosto. Va bene che i ministri dicano che gli italiani sono responsabili ma sarebbe buona cosa se il governo punisse chi ha fatto uscire da Palazzo Chigi la bozza di decreto che è finita sui giornali, dando luogo all’assalto ai treni e la fuga al sud.
E anche l’eventuale chiusura delle attività lavorative (escluse quelle della filiera alimentare e della distribuzione) potrebbe essere la necessità che diventa virtù: forse agosto potrebbe essere un mese in cui recuperiamo la produzione industriale e le attività produttive e commerciali. Di solito il Paese si ferma da metà luglio a metà settembre: abbiamo la possibilità, con quello che accade in questi giorni, di rovesciare la situazione e organizzare il tempo della produzione, delle scuole, delle vacanze, delle attività in modo diverso: distribuite su tutto l’anno, senza vuoti cosmici estivi e ferragostani, con l’obiettivo anche di aumentare i fattori di produttività e la stessa produttività. E lo stesso turismo interno, oltre che quello estero, potrebbe essere allungato in un periodo meno estivo o stagionale, con un uso più intenso ed esteso delle strutture turistiche, in particolar modo al sud, ed una maggiore valorizzazione delle realtà e delle attività culturali, in un arco di tempo annuale. Del resto è evidente, non solo per il coronavirus, ma anche per tutta la situazione economica che bisogna rimboccarsi le maniche e darci dentro. La Borsa, che pesa per il 37% sul Pil dell’Italia, in un anno ha perso un sesto della capitalizzazione: 100 miliardi. E, sia la nostra debolezza che le sciagurate dichiarazioni della Lagarde, ci fanno costare molto di più il debito, anche quello che stiamo facendo per fronteggiare le conseguenze del virus
Il Paese dunque sembra capire la gravità della situazione e reagire bene a questo flagello, che pesa enormemente sulle spalle di medici, infermieri e personale delle strutture sanitarie. Per questo, per alleviare il peso sulle spalle del sistema sanitario, occorre con coraggio fare quello che da tempo sarebbe stato necessario fare, come insegnavano le decisioni cinesi e coreane. E forse qualche maggiore informazione su quanto stanno facendo o hanno fatto in Corea, a Taiwan, a Singapore, in Australia e in Giappone, sarebbe necessario, da parte dei mezzi di informazione, in primo luogo del servizio pubblico. Che ci importa delle corrispondenze da Pechino che possiamo conoscere anche noi leggendo agenzie stampa e guardando trasmissioni tv cinesi (anche in inglese) ? Occorrerebbe sapere di più sui piani, diversi da Paese a Paese, che hanno adottato per trovare, testare e trattare il contagio, sull’uso degli strumenti tecnologici e informatici, che hanno usato per separare i contagiati dal resto della popolazione, e sulle tac che consentono nel giro di venti minuti di avere i risultati delle analisi sul covid-19, sui “drive thru” adottati per esaminare il maggior numero di persone nelle zone del contagio.
Non mi impiccio di questioni sanitarie, ma leggo le circolari come quella pubblicata sul “Migliorista”. E apprendo che fin dal 22 gennaio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Ministero della Salute, dipartimento delle malattie infettive, avevano invitato le Regioni ad attrezzare il personale sanitario di strumenti per preservarlo dal contagio (come mai ci sono così tanti contagiati e decessi tra i medici?) e ad isolare i contagiati. Né più né meno di quello che hanno fatto i cinesi costruendo due ospedali, di fatto due “lazzaretti” dove i contagiati positivi erano “ospedalizzati in isolamento”. In Corea pare che abbiano fatto altrettanto. Oggi, ripeto oggi, si pensa alle navi, alla Fiera di Milano, agli alberghi, quando con il contributo del genio militare si potevano attrezzare o ripristinare ‘l’ospedale di Sondalo (2400 posti letto), l’ospedale di Garbagnate, l’ospedale di Casalpusterlengo, l’ospedale militare di Baggio, le caserme. Fa piacere che ieri ci sia stata la proposta di un traghetto trasformato in nave ospedale e che la Difesa abbia messo a disposizione 6.600 posti letto.
Non si dica che non c’era tempo: dal 22 gennaio ad oggi, sono 50 giorni. E non si dica per favore che gli altri Paesi sono brutti e cattivi: alcuni hanno requisito mascherine e impianti di ventilazione, prima che venissero esportati, per tutelare i loro concittadini. Perché l’Italia non l’ha fatto, requisendo mascherine e distribuendole attraverso le farmacie e i medici di famiglia? Perché da subito non è partita la ricerca dei ventilatori e l’incremento della loro produzione? La Corea del sud – mi risulta – è arrivata prima dell’Italia a ordinare ventilatori per la respirazione ad una azienda italiana. Recita la circolare succitata: “Una forma inizialmente lieve può progredire in una forma grave, soprattutto in persone con condizioni cliniche croniche pre-esistenti, quali ipertensione, e altri problemi cardiovascolari, diabete, patologie epatiche e altre patologie respiratorie; anche le persone anziane potrebbero essere più suscettibili alle forme gravi”. Perché non hanno messo subito in pista i medici di famiglia per avvertire di stare in casa gli adulti over 65 o le persone con problemi ?
Perché fino a ieri ci dicevano che le mascherine non servivano e solo a inizio marzo, ripeto a inizio marzo, ci hanno detto del pericolo per gli over 65. Anzi, hanno promesso dei piani di sostegno e di supporto e anche la consegna dei pasti a domicilio. “ Attiveremo subito (questi piani) in modo che gli over 65 non abbiamo la necessità di uscire di casa” – disse il 2 marzo l’assessore al “Welfare” della Regione Lombardia – Se nei prossimi 15 giorni queste persone si muoveranno poco dal loro domicilio, ciò potrebbe essere risolutivo per la loro salute e per il contenimento del virus”.
Certamente, sconfiggeremo il virus, ma non l’abitudine di fare promesse che non vengono mantenute.
Paolino Casamari
(venerdì 13 marzo 2020)