Il Signor Bianchi e la Signora Colombo comprarono dal costruttore Brambilla un appartamento nel 1956, in una zona semicentrale di Milano che nel tempo è diventata una parte della città ambìta, considerata signorile. Naturalmente, tutto avviene con regolare rogito notarile.
Alla morte del Signor Bianchi, nel 1964, la sua parte di appartamento passa in eredità ai figli Mario e Giovanni (per il 25% ciascuno) con usufrutto vita natural durante alla vedova. La Signora Colombo diviene quindi proprietaria di metà appartamento (quella a lei intestata fin dall’inizio) e usufruttaria dell’altra metà (quella la cui nuda proprietà era passata ai figli). Naturalmente, corretti e scrupolosi, fanno tutte le procedure di successione con il notaio e con le relative spese di registro, ecc. Nel 2019 la Signora Colombo decede e i due figli, unici eredi, procedono a fare le pratiche di successione per la proprietà dell’appartamento.
Scoprono che al catasto, a Milano, dopo 63 anni (dicasi sessantatre anni) la proprietà risulta ancora in capo al costruttore Brambilla.
Al che i due fratelli incaricano un notaio per ricostruire tutti i passaggi dall’inizio ad oggi e per presentare le necessarie istanze di variazione catastale. Ovviamente con spese non previste (e non leggere).
Il tutto è ancora più paradossale perché la signora Colombo in tutti questi anni ha pagato regolarmente l’Imu, la Tari, ecc. ovvero tutte le imposte e le tasse legate alla abitazione di sua proprietà e al suo uso.
Vi è un altro capitolo di questa storia. Ai due fratelli viene in mente che la mamma percepiva anche la reversibilità di una pensione di guerra del marito: preoccupati dal fatto che dopo una settimana dal decesso non avevano ancora provveduto a disdire la pensione, (preoccupazione di tutti in Italia? ), si danno da fare e finalmente scoprono che devono rivolgersi alla Ragioneria territoriale dello Stato: al telefono dicono loro che è meglio mandino un fax (!), non la posta elettronica, neppure quella certificata (uno dei due fratelli, essendo iscritto a un albo professionale, è tenuto per legge ad averla) perché la “Pec”, spiegano sempre al telefono, chissà quando e chi la guarderà. Ma chi ha più un fax in casa?
Qualche considerazione. Se a Milano, succede questo, che speranze abbiamo di avere un Paese moderno e funzionale ? O forse è così che funziona e deve funzionare questo Paese. Forse il desiderio di uno Stato efficiente, di una pubblica amministrazione efficace e tempestiva, è l’aspirazione del solito milanese e che al resto del Paese non interessi per nulla. A Roma dovrebbe esserci un presidio permanente davanti al Campidoglio per l’inefficienza dei trasporti, e del disastro della raccolta dei rifiuti: ma non leggo nulla di tutto questo, neanche di una manifestazione alla settimana sotto il Comune di Roma.
Come si fa a combattere l’evasione fiscale, se il catasto non è in ordine ? Stiamo a discutere dell’autonomia differenziata, quando non è ancora realizzato un decentramento amministrativo reale e funzionale. E nulla mi toglie dalla testa che non c’è la volontà di questo decentramento e di questa autonomia perché fa comodo a tantissimi amministratori locali e regionali non assumersi direttamente le responsabilità: perché altrimenti dovrebbero, loro, andare a colpire abusivismo, evasione, ecc. E i voti come li prendi? Perché ha più successo il partito che dice “no tasse” che il partito che chiede a tutti di pagare le tasse ed essere in regola con i doveri.
Un amico milanese si è stufato e si è trasferito alle Canarie. Siccome doveva andare a Londra per stare qualche mese con il figlio che studia alla London School of Economics, (per inciso, ci vuole meno tempo e costa meno andare dalle Canarie a Londra che da Milano a Pantelleria), è andato in Comune con il suo codice fiscale: e lì in Comune gli hanno detto che cosa doveva pagare da settembre alla fine dell’anno (imposta sul reddito, IMU, tassa dei rifiuti, bollo auto, contributi previdenziali, assicurazione auto, assicurazione sanitaria privata, luce, gas, acqua, internet, ecc.) e con la carta di credito, in Comune, ha pagato tutto quello che doveva allo Stato, al Comune, alle varie amministrazioni pubbliche, all’assicurazione privata. Non devi girare mille uffici, basta che tu ti rivolga al Comune: è il Comune il referente per il cittadino.
Perché non deve essere il Comune a darmi, di sua iniziativa, la carta d’identità elettronica, quando scade il precedente documento d’identità ? Con i sistemi informatici non dovrebbe essere complicato fornire servizi, ma forse siamo noi che pensiamo che in questo Paese si possa evolvere dal rapporto tra suddito e Stato a quello tra cittadino e amministrazione pubblica al servizio della comunità.
Ma forse è meglio arrendersi. Come mi disse un tassista romano “Ma che te stai a preoccupà?”
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”.
Luigi Corbani
(domenica 3 novembre 2019)