Promettere soldi è diventata un’abitudine per i giallo neri. L’hanno fatto per le politiche: l’uno il reddito di cittadinanza, l’altro la pensione subito. Una volta Achille Lauro, alle elezioni, distribuiva pacchi di pasta, elargiva banconote tagliate a metà e dava scarpe spaiate, la sinistra prima delle elezioni, la destra a risultato ottenuto. Lui non si faceva chiamare “Capitano”, ma “O’Comandante”, visto che aveva una flotta, e, parlando alla pancia della gente, passò così dal “Partito dell’Uomo qualunque” al “Partito nazionale monarchico”, e poi al “MSI-Destra nazionale” . A Napoli, nelle elezioni comunali del 1952 e del 1956, portò a casa 300mila preferenze e in quelle politiche del 1953 ben 680.000, cifra mai raggiunta da nessuno: il primo vero capo “populista”.
Queste pratiche di promettere beni e soldi prende il nome di “voto di scambio”, ma con una differenza che Lauro prometteva soldi “suoi”, ufficialmente; oggi i due ladri di Pisa promettono soldi del contribuente.
Basta vedere la vicenda dei rimborsi ai “truffati” delle banche.
Si può comprendere bene che i risparmiatori siano tutelati. Ma non è accettabile che venga rimborsato chi ha pensato di essere più furbo degli altri e ha investito in azioni e obbligazioni, perché ti regalavano i soldi. Come quelli dei bond argentini o della Parmalat o della Ciro. Aggiungo che non ho trovato giusto neanche il rimborso, da parte del governo Renzi, dell’80% delle obbligazioni.
Se trovi chi ti regala i soldi, perché ti promette rendite favolose, un qualche sospetto ti deve venire. Ed è ancora più grave quando le azioni non sono neanche quotate in borsa.
È anche vero che l’avidità porta a sperare che i soldi ti piovano dal cielo. E qui vale il moto di John F. Galbraith, citato su Twitter da Renzo Canciani, che “il mercato azionario è stato inventato per separare il denaro dai cretini”. Non ricordo chi disse a corollario che comunque “era già un miracolo che lo sciocco e il denaro si fossero incontrati”.
Ma pur di raccattare voti, i nostri eroi giallo neri sono disposti a tutto: far pagare al contribuente la leggerezza e la insipienza di chi ha investito male i suoi soldi, pensando che fosse sempre Natale e che poi ci fosse anche la Befana.
La cosa demenziale, oltretutto, è che stabiliscono anche il precedente per cui tutti possono fare, allegramente e con irresponsabilità, investimenti su azioni e obbligazioni, più o meno fasulli, tanto paga Pantalone. È un premio alla imprudenza, alla dissennatezza, alla leggerezza, alla avidità senza freno, che chiude gli occhi della ragione. E noi dovremmo pagare per chi ha pensato che le azioni e le obbligazioni possono solo aumentare di valore, non possono mai diminuire. A costoro non è passato per la mente che “l’economia è un affare che non ha grande rispetto per i desideri della gente”: ma poi sono arrivati i giallo neri che gli hanno detto che gli ridanno i soldi secondo i loro desideri.
E io che metto i soldi in un conto corrente in banca e invece di avere qualche centesimo di interesse, mi tocca pagare e quindi ci rimetto? E io, che non faccio investimenti folli e sconsiderati, non ho diritto di avere il rimborso di quello che la banca mi fa pagare per avere i miei soldi?
La cosa ancora più pazzesca – se fossimo in un Paese normale ci sarebbe la rivolta – è che vogliono rimborsare gli azionisti, senza che ci sia una autorità terza di verifica della sussistenza dei diritti di rimborso. Roba da matti, ma, a dir la verità, matti siamo noi che non reagiamo a quest’altro regalo, pagato da noi, fatto dalla Lega e dalle 5S ad alcune persone.
Invece di far distribuire e firmare fogli e fogli e fogli scritti in piccolo, che nessuno legge poiché solo per leggerli ci si metterebbe una settimana, suggerirei alle autorità di vigilanza sulle banche e sulle finanziarie di far distribuire a ogni cliente un foglio con una semplice frase di Henry Ford: “Ci sono tre modi per perdere velocemente il proprio denaro: con i cavalli, con le donne e con gli esperti. Con i cavalli è il più rapido, con le donne il più piacevole e con gli esperti il più sicuro.”
«La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi. Buonanotte, e buona fortuna»
Luigi Corbani