In questi due ultimi giorni abbiamo visto in modo plastico perché oltre metà degli elettori non è andata a votare. Buona parte degli elettori non si fidano dei partiti e della politica fatta dai partiti. Siamo ai dilettanti allo sbaraglio che contribuiscono a creare ulteriore sfiducia nei partiti e nelle loro scelte “politiche”.
Draghi è arrivato alla presidenza del Consiglio, scelto dal Capo dello Stato, per il disastro dei partiti: la sua presenza è l’espressione della pochezza dei partiti. Quasi più nessun giornalista ricorda i “responsabili” che dovevano sostenere per volontà delle 5S e del PD la riedizione (la terza) di un governo Conte.
Ebbene, ieri Draghi ha dimostrato in Parlamento di essere anni luce distante dal modo di fare politica dei partiti: serio (nessuna intervista), non una parola fuori luogo, anzi poche, precise parole, concretezza, proposte e decisioni ponderate e portate avanti senza annunci, con fermezza.
Per converso, dopo l’annuncio roboante della mozione per lo scioglimento di Forza Nuova, con tanto di ultimatum a Fratelli d’Italia (cacciate i fascisti o siete fuori dall’arco costituzionale) espresso dal sagacissimo vicesegretario del PD, ecco il pastrocchio: quattro mozioni diverse dei gruppi di centrosinistra vengono fuse in un ordine del giorno (lasciamo stare il regolamento del Senato). Ora la domanda è: non potevano presentare da subito una sola mozione? E non potevano concordare con gli altri gruppi, almeno con Forza Italia e Lega, una mozione unitaria come si faceva una volta, per combattere la strategia della tensione, il terrorismo di destra e di sinistra, i fascisti e gli eversori?
Il risultato: il centro sinistra vota la sua mozione e si astiene su quella del centrodestra; il centrodestra vita la sua mozione e si astiene su quella del centrosinistra.
Che senso ha tutto questo? Se non scambiare la politica con la propaganda, con le bandierine da sventolare al posto di risultati pratici. E cosa capiscono di questi giochetti, i cittadini?
In definitiva, si rimanda la palla al Governo perché decida lui, quindi si rimanda a Draghi.
Bel colpo! Geniali questi segretari di “partito”!
Ma ieri abbiamo avuto una ennesima dimostrazione della pochezza politica, che crea disorientamento nella opinione pubblica.
I partiti di centrodestra si sono riuniti dopo la scoppola elettorale, e, siccome sono divisi su tutto, hanno deciso che per rimanere uniti vogliono la legge elettorale maggioritaria. Siamo alle solite, siccome non sono capaci di fare accordi politici, il che vuol dire, fare compromessi tra posizioni politiche e anche sociali diverse, si rinvia al sistema elettorale maggioritario per costringere tutti a stare insieme in accordi solo elettorali, che nascondono le divergenze politiche destinate a ricomparire all’indomani del voto. Da trent’anni si nasconde sotto il tappeto del sistema elettorale, la incapacità di fare politica e di fare accordi politici duraturi. E così avanti, subito, con i giornali che rilanciano: il PD chiede maggioritario di coalizione con premio dopo il 40% dei voti. Film già visto ed è stato un brutto film.
Poi arriva l’altro politico esperto, amplificato dai giornali: proporzionale con sbarramento. Ora dico io, uno che siede in Parlamento dovrebbe sapere che lo sbarramento è insito nel numero di deputati che eleggi in ogni collegio. Se per esempio, se si eleggono dieci deputati nel collegio di Milano, lo sbarramento è al 10%, senza introdurre nessun quorum artificioso. Se se ne eleggono 20, il quorum al 5%. E così via.
Ma al peggio non c’è mai limite. Perché per anni ci hanno rotto con il fatto che il nostro sistema è un “bicamerale perfetto”: due Camere che fanno le stesse cose. Ed allora riducono i parlamentari, ma per evitare che ci siano differenze tra Camera e Senato, ecco che introducono (Gazzetta Ufficiale di ieri) una modifica costituzionale per avere lo stesso elettorato attivo alla Camera e al Senato: votano i diciottenni , in attesa dei sedicenni come vorrebbe il PD.
Ma non contenti non vogliono la elezione su base regionale per il Senato, ma vogliono circoscrizioni come per la Camera, in modo di avere la stessa identica maggioranza alla Camera e al Senato: un sistema “bicamerale perfettissimo”. Che coerenza, che logica! Bravi, dieci e lode.
Ma allora, se sono uguali, perché non togliere il Senato? Si fa prima e si va incontro alle loro istanze di risparmiare sui costi della politica (tralascio che confondono sempre i costi della politica con i costi della democrazia).
Che i partiti siano messi male è dato anche dal fatto che un sindaco si monta la testa e pensa di essere un capo politico assoluto: non si sente solo un amministratore con il vento in poppa ma un leader politico nazionale, che dico ?, europeo, verde, però.
E allora ritenendo, evidentemente, che la Costituzione non sia chiara e sufficiente nel suo carattere antifascista, pensa di chiedere a tutti i consiglieri di firmare una dichiarazione di antifascismo. La cosa piace tanto ai giornali e ai tanti che pensano che basti questa dichiarazione per risparmiarci, nel futuro, manifestazioni fasciste. Così invece a cascata, per converso, sentiamo scemenze varie, tipo “i fascisti non li ho mai combattuti perché non ci sono” o “i fascisti ci sono solo sui libri di storia”. Poi i geni non sono capaci di rispondere che i comunisti italiani non possono essere messi neanche per sbaglio sullo stesso piano dei fascisti: i comunisti italiani sono stati in prima fila nella lotta contro il fascismo e per la difesa della democrazia italiana, da tutti gli avventurieri di destra e di sinistra, da tutti gli estremismi, e in prima fila contro le Brigate Rosse, tanto per intenderci.
Nessuno può cavarsela con la denuncia, sacrosanta, dei totalitarismi, passati e presenti, di destra e di sinistra. I fascisti ci sono e certo non tutta la destra conservatrice o reazionaria è fascista. Qualcuno dovrebbe andare a vedere, sul sito internet, come in Germania il Bundesamt für Verfassungsschutz, l’”Uffficio federale per la difesa della Costituzione”, il servizio di spionaggio interno, descrive la questione dei gruppi fascisti e nazisti o degli “antifa” o degli anarchici insurrezionalisti, con tanto di elenco di dati, di simboli e di organizzazioni.
Il fascismo italiano è una mala pianta che non è stata una parentesi nella storia d’Italia, né un fenomeno sconfitto una volta per tutte. Anzi, a mio parere, noi dobbiamo ancora fare i conti con la nostra storia.
A me suona sempre nella testa una frase di Lelio Basso: “Sul serio si può dire che l’Italia sia passata quasi d’improvviso da un regime realmente democratico a un regime fascista e da un regime fascista a un regime realmente democratico, come si può passare dalla luce all’oscurità e dall’oscurità alla luce, girando un interruttore?”
“La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”.
Luigi Corbani
(giovedì 21 ottobre 2021)