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Coronavirus: la questione della privacy, una ennesima tragica farsa

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Dicono che devono studiare attentamente il caso della Corea del Sud o di Taiwan (il nome Formosa mi piace di più): ripeto, cosa che già sapete, che in Corea e a Taiwan hanno adottato una strategia del tutto diversa da quella seguita dalla Lombardia. Hanno fatto test a tutti i sintomatici, agli asintomatici, ai sospetti contagiati e a tutti i contatti dei sintomatici e degli asintomatici positivi. E hanno fatto una rete di sedi di isolamento, anche utilizzando caserme, hotel, ospedali in disuso, ecc. Hanno fatto una assistenza sanitaria nel territorio all’insegna del motto: trovare, testare, trattare. La ospedalizzazione è stata adottata per i casi più  gravi: quello che, in Italia, hanno fatto in Veneto e in Emilia Romagna, le regioni più avvedute.

Ma in Lombardia le star delle televisioni  hanno puntato tutto sugli ospedali e non li hanno attrezzati per tempo per tutelare il personale sanitario, i pazienti ed isolare i positivi: il risultato è che il centro dell’infezione sono stati gli ospedali, con gravi danni al personale sanitario. E nelle case di riposo per anziani, la Regione Lombardia  non ha provveduto a dare disposizioni di comportamento  e strumenti di protezione  per il personale assistenziale e per i pazienti:  e pensare che  già da metà gennaio l’Organizzazione mondiale della Sanità  indicava negli adulti over 65 e nei malati con patologie pregresse importanti, le persone  più a rischio.

Ma occorre precisare che nel sistema coreano e taiwanese, dopo aver trovato e testato le persone, seguono, in tempo reale,  con una app sul telefonino, attraverso anche il gps, gli spostamenti dei positivi e dei loro contatti per tenerli monitorati. Vi è poi una app a disposizione di tutte le persone “sane”: avverte se in prossimità di una casa o di una via ci sono dei casi positivi o i contatti di casi positivi. Naturalmente la segnalazione è anonima. Solo il servizio sanitario, o per meglio dire l’assicurazione sanitaria, conosce il nome e cognome del caso.  Con questo sistema hanno tenuto sotto controllo l’infezione e non hanno dovuto chiudere tutto il Paese.  Con il vantaggio anche che la diffusione del virus si è fermata. Si noti che la Corea del Sud  (50,6 milioni di persone, 491 persone di densità per km2)   è stata il secondo Paese al mondo ad essere investito dal covid-19 con una impennata di casi nelle prime due settimane: adesso hanno 9.661 casi con 158 decessi.  A Taiwan (23,2 milioni di abitanti con 646 abitanti per km2)  il 21 gennaio avevano 12 casi, sono saliti fino a 925 a metà marzo, adesso ne hanno 306 con un totale di cinque decessi.  L’Italia (60,3 milioni di abitanti, 200 abitanti per km2) ha 101.739 casi e 11.591 decessi. Per inciso, la Germania ha una densità di 232 abitanti. La densità indica un maggiore o minore “distanziamento” o “avvicinamento” sociale strutturale.

L’obiezione italiana, o per meglio dire, in Italia da settimane stanno studiando la questione della privacy: quel sistema viola o no la privacy del cittadino “sospettato” di essere portatore del contagio?

Tema alquanto serio, direbbe uno che non vive in Italia, dove prima che si scatenasse il virus,  il Parlamento ha approvato una legge sulle intercettazioni telefoniche per cui le autorità possono, con l’inserimento di un trojan in un telefonino, sentire non solo le telefonate, ma tutte le conversazioni e tutte le persone nel raggio di ascolto del telefonino, (persino in gabinetto o in camera da letto) anche di chi non è indagato, ma passa di lì per caso.

Ma adesso dobbiamo studiare  la questione della privacy!  Dopo che per decreti progressivi (non per legge del Parlamento) ma per decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, sulla base dello stato di emergenza (decretato in totale sordina il 31 gennaio) ci hanno tolto la libertà di movimento, di riunione, di professare la religione, di fare impresa. Per carità, tutto ciò per ragioni di emergenza sanitaria, ma il telefonino no. Non lo usano per tutelare la nostra salute, ma per tutte le altre vicende sì. Un Paese di sani principi.

Paolino Casamari

(martedì 31 marzo 2020)

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